12 febbraio 2010

Posta Zirm, feng shui in Val Badia


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CORVARA - Neve, divertimento e benessere. Tre caratteristiche di Corvara, in Alta Val Badia. Un paradiso per gli sciatori, a ben 1568 metri sopra il livello del mare, nel cuore delle Dolomiti in uno dei diciotto comuni che formano la "Ladinia", dove la maggioranza della popolazione è ancora di madrelingua ladina. Per esplorare le montagne, dedicarsi a piste impeccabili e a relax godurioso all'insegna del Feng Shui e della tradizione alpina, niente di meglio che il Posta Zirm Hotel, un albergo storico a Corvara.

Fu aperto nel 1908 da Franz Kostner, pioniere del turismo in Val Badia, alpinista di fama, eroe della Prima Guerra Mondiale, esploratore in Nepal e in terre lontane: una figura originale che rivive in ogni stanza dell'hotel, oggi diretto da Silvia Kostner, che è la quarta generazione di proprietari.Situato in un luogo di estrema comodità per gli sciatori, alla partenza della cabinovia del Colfosco (erede della rudimentale slittovia realizzata proprio dal mitico Franz e ancora oggi contrassegnata dal numero 1 di matricola), vicinissimo alle piste del Sella Ronda, uno dei caroselli sciistici più suggestivi delle Alpi, il Posta Zirm Hotel ha tante attrative da offrire. A cominciare dalla "Nepal Stube", le cui pareti sono decorate con le scene della spedizione nepalese di Kostner, rendendo omaggio alla vita avventurosa del fondatore, mentre la hall e le sale adiacenti sono un trionfo di fotografie d'epoca e quadri che raccontano la storia della Val Badia.


Un altro locale storico è "La Taverna", il club notturno più frequentato della valle, che si rinnova ad ogni stagione con un ricco programma di musica dal vivo e una vasta scelta di cocktail, piatti stuzzicanti e insoliti da gustare fino a tarda notte. Aperta sin dalla mattina, La Taverna di giorno offre appetitose proproste tradizionali e veloci spuntini ai buongustai del lugo, mentre già dal pomeriggio si svolgono parecchi "aprés ski" con dj, menu sostanziosi e dopo la 22 tutti in pista nella discoteca con serate a tema. Per gli amanti del vacanze all'insegna del benessere, ideale è la "Wellness Farm", aperta anche agli ospiti esterni. Ideata secondo i dettami del Feng Shui, è unica nel suo genere nelle Dolomiti. Circa 1000 metri quadrati di linee curve, essenze aromatiche che scorrono lugno le pareti, poche piante, colori tenui, molto silenzio, è il luogo perfetto per rilassarsi e ritrovare la forma fisica, in abbinamento con lo sci o con una camminata con le racchette da neve ai piedi.

In un ambiente minimalista e chic, discreto e accogliente, si possono sperimetnare i più moderni trattamenti cosmetici e quelli tradizionali dell'Alta Val Badia, come i bagni alpini (bagni curativi di fieno o di segatura di cirmolo), il bagno all'olio fossile tirolese, l'idromassaggio al latte o agli oli alpini essenziali. Una piscina con giochi d'acqua, varie saune e idromassaggi, bagni turchi, frigidarium e percorsi di Feng Shui di Fuoco, Acqua, Legno, Metallo e Terra sono tutti a disposizione degli ospiti dell'albergo. Il fiore all'occhiello di questa stagione 2010 è il trattamento al miele, che grazie alle ricche sostanze naturali, permette di rilassare il tessuto connettivo e di influenzare positivamente il sistema nervoso. Un trattamento ideale per eliminare le contratture muscolari della schiena. Gli altri trattamenti coniugano filosofie e tradizioni locali alpine con quelle orientali e sono tutti da provare, magari dopo una giornata trascorsa con gli sci ai piedi.

Quattro passi sulle Dolomiti


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Val di Fassa, Val Gardena e Val Badia, sono alcuni dei posto più belli (del mondo?) per lo sci e segnano il perimetro del gruppo del Sella, un panettone roccioso con un arido altopiano sommitale e impressionanti pareti a picco. Intorno a questa particolare, curiosa conformazione rocciosa si sviluppa un emozionate percorso sciistico alla portata di tutti. Sella Ronda come lo chiamano in lingua tedesca o "giro dei quattro passi" nella denominazione italiana è una delle attrazioni, il più rinomato dei tanti tour, dell'immenso e organizzatissimo comprensorio sciistico denominato Dolomiti Superski. Un'area vastissima in cui si concentrano scenari da favola e piste di bellezza incomparabile. Il Sella Ronda è una gita turistica degna di un viaggio: molti, stranieri e italiani, partono e raggiungono il Trentino Alto Adige solo per fare questo tour lungo complessivamente 40 km, 26 dei quali sono piste da sci. Una giornata intera senza mai sciare sulla stessa pista! L'idea dello sci globale si fa realtà.

Si può tranquillamente partire da ognuna delle località poste sul percorso: le principali sono Canazei o Campitello in alta Val Di Fassa, Arabba, Passo di Campolongo, La Villa, Corvara, Colfosco in alta Val Badia, Selva di Val Gardena (e tutta l'alta Val Gardena) e fare il giro in entrambe le direzioni (senso orario e anti orario). Si sale e si scende sfruttando l'altimetria dei quattro passi che si toccano. Passo Pordoi, Passo Campolongo, Passo Gardena e Passo Sella (o viceversa dipende dalla direzione). Un consiglio: se vi fermate più giorni, fatelo in entrambe i sensi. Vale proprio la pena anche perché si scia su piste differenti (comunque mai difficili). I paesaggi sono stupendi con vista su Marmolada, gruppo del Sella, Catinaccio, Puez/Odle, Pale di San Martino, Tofane e molti altri gruppi dolomitici che ricordiamo sono recentemente stati inseriti nel Patrimonio Unesco.

Se il giro tradizionale e standard è di medio livello anche gli sciatori più esigenti troveranno però modo di soddisfare le proprie voglie tecniche con deviazioni: tra il Campolongo e Corvara è possibile deviare verso l'impegnativa pista Boe alle pendici del Sella (mozzafiato!) o ancor meglio dall'altra parte verso La Villa per una puntata su La Gran Risa (quella del Gigante di coppa del mondo. Emozionante!). A passo Gardena c'è da divertirsi dalla vetta del Ciampinoj con la Gardenissima o ancora meglio la Sasslong (pista di discesa libera di coppa del mondo della Val Gardena. Impressionate!) oppure salire sul versante opposto per la Dantercepies (dal passo Cir a Selva: pista - rossa - di coppa Del mondo Femminile. Spettacolare!). In ogni caso, ancor più se fate deviazioni, date sempre un'occhiata agli orari. Gli impianti a una certa ora chiudono e tornare con i mezzi non è proprio agevole (anche se non impossibile). I moderni e funzionali impianti d'innevamento garantiscono sempre (o quasi) buone condizioni di neve. Il Sella Ronda è un modo diverso d'intendere lo sci, un modo turistico, sciare e guardare è tutt'uno, godersi lo spettacolo della natura è il modo migliore per vivere questo viaggio. Chi lo fa lo porta nel cuore e mai nessuno resta deluso.

11 febbraio 2010

Il Senegal coloniale a Saint- Louis


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SAINT-LOUIS - No, non lasciatevi ingannare dal nome. Saint-Louis non assomiglia affatto alla città americana del Missouri anzi è decisamente dalla parte opposta dell'Oceano. Saint-Louis profuma di Africa, è Africa. Patrimonio dell'Unesco, Saint-Louis l'africana è solo a 265 km dalla frenetica capitale del Senegal, Dakar. Un antico fascino coloniale avvolge la città sarà anche colpa di antiche case, messe lì quasi a caso, come i giardini pensili di Babilonia. Lungo le strade polverose, il silenzio è rotto soltanto dalle voci dei muhezzin e dai bambini che corrono. Un tempo in città si arrivava solo con la piroga oggi si attraversa il ponte Faidherbe, testimone ogni giorno del transito dei venditori ambulanti che portano le merci al mercato centrale.

Le piroghe che scivolano dolcemente sul fiume. La nebbia, strano ma vero, che avvolge questa piccola e sonnolenta città è quasi un'aura magica che ben sposa il lento e vagabondo movimento delle barche lungo le rive del fiume che la sorprende e ogni giorno sorprende il visitatore. Lungo le rive del porto i pescatori mettono ad essiccare buona parte del pesce su impalcature di legno e cospargendo di sale il pesce. Saint-Louis o Ndar come è chiamata in lingua wolof non ha nulla delle caotiche città africane, sembra quasi una contraddizione e rimane lì immobile nel torpore di un tempo sulle rovine di un'antica e lunga storia. Basta inoltrarsi nel quartiere Kertian, come lo chiamano gli anziani, ovvero il quartiere cristiano, dove è ancora possibile ammirare i palazzi della vecchia e potente aristocrazia meticcia dei signares, e dove basta un niente per ritrovarsi in un dedalo di viuzze dalle quali sembra impossibile uscire senza una guida del posto. Una delle cose più belle da fare a Saint-Louis è svegliarsi al mattino molto presto sedersi sulle rive e osservare il pellegrinaggio dei commercianti che dal quartiere di Sor si dirigono al porto e poi alla place de Lille nella parte della città dove si svolge un pittoresco mercato.


Il mercato è vivace e animato, come tutti i mercati a queste latitudini, tuttavia sembra che qui la gente abbia un portamento regale, e il turista rimane affascinato dal modo con cui i venditori indossano i propri abiti, in una maniera quasi regale. I commercianti attraversano il ponte di Faidherbe che con le sue sette campate metalliche è l'unica via di accesso al cuore di Saint-Louis Nella fantastica fantasia delle leggende africane si narra che a costruire il ponte sia stato addirittura Gustave Eiffel ma che poi sia finito a Saint Louis per caso burocratico visto che in un primo momento doveva servire per attraversare il Danubio. Non perdetevi l'omonima piazza dove si può ammirare il palazzo del governatore, e poi perdetevi nello shopping in Rue Victor Schoelcher, dove tra l'altro potrete ammirare anche la più antica cattedrale dell'Africa occidentale, dove svetta la statua del patrono della città. San Luigi, naturalmente. Nonostante la povertà questo angolo di Africa resta vivo non solo per il suo fascino coloniale e i suoi paesaggi ma anche per un importante festival jazz. Tuttavia per capire bene Saint-Louis e forse l'anima dell'Africa sedetevi sulle rive del fiume ad ammirare le piroghe, poi senza far niente lasciatevi avvolgere dalle ombre della sera. Ma anche fuori città le attrazioni non mancano: a est, lungo la costa si estende la lunga lingua di sabbia che forma il parco nazionale della Langue de Barbarie, mentre verso nord, in una zona umida, gli appassionati di birdwatching non saranno delusi dal Parc des oiseaux de Djoudj.



Un po' di storia
Il punto di approdo dove ora sorge la città fu scoperto intorno al 1659 da una spedizione di colonizzatori arrivati dalla Francia. Saint-Louis-du-Fort è dunque il nome che gli fu dato in onore del re Luigi IX. Dopo un periodo in cui divenne un centro per la tratta degli schiavi e il commercio della gomma arabica, assunse il ruolo di capitale del Senegal nel 1840. Poco dopo le venne riconosciuto lo statuto di Comune di Francia e nel 1895 venne elevata a capitale dell’intera Africa Occidentale Francese (Aof). Il declino della città cominciò quando perse lo status di capitale prima dell’Aof (1902) e poi del Senegal stesso (1957).



La nostra scelta
Dormire
Hôtel Mermoz - BP. 426 - Saint-Louis - Senegal - Telefono: (00-221) 33-961-36-68
E-mail: hotelmermoz@arc.sn Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Sito web: www.hotelmermoz.com
Hôtel Résidence - Île Saint-Louis, BP. 254 - Saint-Louis - Senegal - Telefono: (00-221) 33 961-12-60
E-mail: hotresid@orange.sn Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Sito Web: www.hoteldelaresidence.com

Mangiare
La Terrasse - Quai Roume Nord Saint-Louis Sénégal. Sito Web: www.casinolaser.com/resto.htm
Sunu-Keur - Quai Giraud - BP. 696 Nord Saint-Louis Sénégal. Sito Web: www.sunu-keur.com

Come arrivare
Dall'Italia voli diretti su Dakar con Meridiana Eurofly. Voli con scalo sono possibili con Tap via Lisbona, Iberia e Air Europa via Madrid, Air Algerie via Algeri, Tunisair via Tunisi, Air France via Parigi e Brussels Airlines via Bruxelles. Da Dakar si raggiunge Saint-Louis con i mezzi locali. Esiste una ferrovia, che per coprire i quasi 300 km di tragitto non impiega meno di quattro ore. Più veloce è il trasporto su strada: dagli autobus ai taxi de brousse, vecchi pick-up Peugeot adattati al trasporto persone sul cassone posteriore.

Quando andare
Il periodo migliore per visitare la costa del Senegal è durante l'inverno europeo, che corrisponde qui alla stagione secca. In questo momento dell'anno è più facile avere cieli azzurri e luce limpida. I mesi fra novembre e aprile sono anche quelli della migrazione degli uccelli, che fanno sosta nelle zone umide a nord della città.

Cinque domande a... Enrico Brignano


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Enrico Brignano, nato a Roma nel 1966, si forma all'Accademia per giovani comici di Gigi Proietti. Il debutto nello spettacolo avviene nel ruolo di barzellettiere nella prima edizione del programma "La sai l'ultima?" su Canale 5. Entra poi nel cast della serie tv "Un medico in famiglia" dove dal 1998 al 2000 impersona il ruolo di Giacinto. Dal 2000 passa stabilmente al teatro e al cabaret, anche se nel 2007 si rivede in televisione con la conduzione su Rai Due del quiz "Pyramid", con Debora Salvalaggio e soprattutto in "Zelig". Fra gli ultimi spettacoli teatrali figurano "Brignano, con la O", "A sproposito di noi" del 2008 e "Le parole che non vi ho detto" del 2009. Negli stessi anni recita nei film "Un’estate al mare" e "Un’estate ai Caraibi" diretto da Carlo Vanzina.


Come si prepara per un viaggio?
Mi preparo psicologicamente cercando di informarmi sul luogo tramite internet, leggendo i resoconti di chi è già stato nel posto dove voglio andare e anche su cosa - eventualmente - si rischia. Di solito scelgo mete piuttosto comode, ma voglio che siano anche suggestive. Nel viaggio deve esserci un po' di scoperta.

Cosa non dimentica mai di mettere in valigia?
I soldi. Più contanti che carte di credito, visto che queste te le possono sempre clonare. Poi i contanti li divido fra vari posti strategici per averne solo una piccola quantità a portata di mano. Inoltre non manca mai un buon libro oppure una sceneggiatura. Leggere in viaggio è un'esperienza bellissima. Una volta ad esempio ero alle Maldive e mi ero portato una biografia di Mastroianni. Finito il libro, un'altra ospite italiana dell’albergo mi lasciò "Gomorra" di Roberto Saviano che aveva appena terminato di leggere. L'ho divorato in due giorni. E poi non manca mai un piccolo vocabolario della lingua del posto.

Il viaggio che ricorda di più e che porta nel cuore?
I primi viaggi che ho fatto da giovane, quelli che definisco "della speranza". In Sardegna con i traghetti Tirrenia ad esempio: otto ore di nave più quattro di auto dormendo sul ponte col sacco a pelo. Avevo 19 anni e partivo da Roma con gli amici. Divertimento a go-go.

La musica che ascolterebbe per rivivere le emozioni di quel viaggio?
Per quel periodo in particolare tutta la vecchia produzione di Antonello Venditti. Ai viaggi di adesso associo di più un disco di Michael Bublé.

Il cibo più particolare che ha assaggiato?
Una volta per aver perso una scommessa mi è toccato mangiare un insetto enorme sull’isola di Mauritius. Non so nemmeno cosa fosse, sembrava un gigantesco scarafaggio.

10 febbraio 2010

I monumenti più strani del mondo


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Sono strani, questo sì. A volte colorati, a volte dissacranti, colpiscono non solo per la forma bizzarra, ma spesso per il loro significato o perché vengono da epoche da cui non ti aspetteresti strappi nella rappresentazione di qualcosa di pubblico. In una parola sono i monumenti, quelli che compaiono in strade, piazze o musei di tutto il mondo. C'è il condottiero famoso irriso con un copricapo ridicolo, quello in sella a un cavallo morto appeso per le zampe e quello alto come un palazzo di 15 piani. Ma c'è anche l'ammonimento, il messaggio terribile e raccapricciante di statue che divorano i bambini. In Europa e nel mondo sono oggi curiosità fotografate dai turisti e un messaggio in più che giunge dalla cultura che li ospita e che li ha generati. Di seguito una carrellata, davvero mondiale, dei più significativi.


Manneken-Pis, la statua del bambino che fa pipì - Bruxelles, Belgio
Si trova nel centro storico di Bruxelles, all'incrocio tra Rue de l'Étuve e Rue du Chêne, vicino alla Grande Place, ed è il simbolo della città. Il Manneken-Pis è una statua in bronzo, alta una cinquantina di centimetri, simbolo dell'indipendenza di spirito degli abitanti della città belga. La fontana rappresenta un piccolo ragazzo che sta orinando. Le parole "Manneken Pis" significano appunto il ragazzetto che fa pipì. L'origine non è accertata, ma sono numerose le leggende che circolano sulla figura che la statua rappresenta. Fra la tante, una racconta che durante un assedio un bambino avrebbe salvato la città spegnendo la miccia di una bomba con la pipì. Un'altra, narra di un bambino perso che sarebbe stato trovato da suo padre, ricco borghese, nella posizione che lo raffigura nella statua. È tradizione offrire al Manneken-Pis degli abiti in occasioni speciali, in particolare per onorare una professione (o la squadra di calcio locale, l'Anderlecht, come nella foto). Il guardaroba attuale comprende più di seicento costumi.


La Fontana di Calder Mercury - Barcellona, Spagna
Opera dello scultore americano Alexander Calder, la fontana, eretta nel 1937, è un tributo all'antifascismo. La particolarità di questa opera d'arte è che si tratta di una fontana al mercurio, elemento notoriamente velenoso. Ospitata nella Fondazione Mirò, della quale rappresenta una delle principali attrazioni, la fontana fu realizzata per il Padiglione della Repubblica Spagnola, all’interno dell’Esposizione Internazionale di Parigi, con mercurio proveniente dalle miniere di Almadén. La scultura si erge nel giardino ed è costruita in ferro e alluminio: il liquido tossico si dirama attraverso un canale che emerge in una fontana 'mortale' di forma circolare, all'interno di un padiglione adiacente alla scultura.


La Galleria sottomarina - Grenada
Si tratta di una serie di sculture sommerse nella acque basse dell'isola di Grenada, nei Caraibi. La particolarità è che l'insieme di opere è accessibile solo ai sommozzatori, sebbene - a dire il vero - le statue possano essere viste anche attraverso i vetri posti sul fondo delle barche turistiche. Il creatore di questa opera, che rappresenta una serie di figure umane in varie posizioni e raggruppamenti, è lo scultore Jason de Caires Taylor. Oltre a essere il primo parco di sculture sottomarine del mondo, la galleria subacquea di Grenada è anche una barriera artificiale per promuovere la conservazione di questo tipo di ambiente.



La statua del Duca di Wellington - Glasgow, Scozia
Arthur Wellesley, duca di Wellington, fu il comandante delle forze britanniche che sconfissero Napoleone nella battaglia di Waterloo. La famosa statua che lo raffigura esiste dal 1844, e si trova nella Queen's Street a Glasgow, in Scozia. Fin qui nulla di strano: semplicemente un'opera d'arte costruita per celebrare un grande condottiero. Tuttavia, negli ultimi vent'anni, la statua è diventata una calamita per i burloni, che la scalano e la coprono di... coni stradali! Gli abitanti affermano che i coni sono ormai diventati parte integrante della statua, così come dell'identità della città. Alcuni ritengono che il fatto, già assunto a tradizione, abbia a che vedere con lo spirito irriverente del popolo scozzese, che si prende gioco in questo modo dell'autorità - specialmente in questo caso, trattandosi di un militare inglese: molti scozzesi ritengono infatti che il loro paese sia 'occupato' dagli inglesi.

La statua di Gengis Khan a cavallo - Tsonjin Boldog, Mongolia
Genghis Khan (1162-1227), il cui nome significa "Signore di tutta la Terra", fu un conquistatore e un imperatore mongolo. La statua in questione, alta più di 40 metri e realizzata con oltre 250 tonnellate di acciaio, lo raffigura a cavallo. Situata a un'ora di macchina dalla capitale Ulan Bator, è stata inaugurata nel 2008. Si tratta senza dubbio della statua a tema equestre più grande del mondo: i visitatori possono prendere un ascensore per raggiungere la terrazza panoramica, situata sulla testa del cavallo, dalla quale ammirare la vastità della steppa mongola. L'opera fa parte di un parco tematico progettato con le comunità nomadi (?), fornito di ristoranti che servono carne di cavallo.



La Fontana Kindlifresser - Berna, Svizzera
Nonostante le molte leggende, non si conoscono con esattezza i significati di questa statua. La fonte, datata anno 1546, rappresenta la figura di un uomo vestito di rosso e verde, intento a mangiare la testa di un bambino. Nel suo sacco, altri piccoli aspettano il tetro destino. Alcuni ipotizzano che la statua servì come allerta alla comunità giudaica di Berna, forse per il cappello indossato dall'uomo, riferimento ai giudei. Altri sostengono che la figura rappresenti il titano Cronos della mitologia greca, che mangiò i suoi figli per impedire loro di usurpare il trono. L'ipotesi più probabile, però, è che la fontana sia stata eretta come una specie di 'uomo nero', per ricordare ai bambini della città di comportarsi bene. Non lascia dubbi il nome: Kindlifresser, in dialetto bernese, significa "divoratore di bambini".

Le Georgia Guidestones - Elberton, Georgia, Usa
Il monumento è considerato come un insieme di istruzioni per la ricostruzione della civiltà dopo l'apocalisse. Progettate e ordinate da un gruppo anonimo, le pietre-guida della Georgia sono composte da cinque lastre di granito alte quasi cinque metri, disposte a forma di stella. Il monumento funziona come bussola, calendario e orologio. Alcuni cristiani locali considerano le lastre come una creazione dei Dieci Comandamenti dell'Anticristo, data la loro natura inquietante. Tra gli ammiratori celebri dell'opera, si conta anche Yoko Ono.




La statua di San Venceslao su un cavallo morto - Praga, Repubblica Ceca
Svatý Václav, o San Venceslao, è conosciuto come il patrono della regione della Boemia, nella Repubblica Ceca. La statua lo raffigura montato su un cavallo morto, appeso per le zampe e con la testa penzolante. L'autore di questa scultura, David Cerny, nato nel 1967, ha voluto fare una parodia della statua originale, situata di fronte al Museo Nazionale di Praga, che raffigura - questa sì - il santo in sella a un cavallo. Per più di cento anni la statua originale è stata fonte di orgoglio nazionale per i cechi, anche durante gli anni bui del regime comunista. Con questa parodia, appesa nel Palazzo di Lucerna, sempre nella capitale ceca, la figura di San Venceslao ha acquisito un risvolto umoristico irriverente.


Il carrarmato rosa - Praga, Repubblica Ceca
Ancora un dono dall'est e dalla mente di David Cerny. Il tank in questione era stato piazzato dai sovietici in una piazza di Praga alla fine della Seconda guerra mondiale per commemorare il sacrificio dell'Armata rossa nella liberazione della Cecoslovacchia dal nazismo. Col tempo e con le mutate vicende politiche era però diventato un dono un po' ingombrante, tanto che nel 1991, l'artista, in un blitz notturno, lo dipinse tutto di rosa come una caramella. La reazione dell'esercito fu immediata e il carrarmato riacquistò il suo originale verde oliva già dal giorno dopo. Ma ecco il colpo di scena: a distanza di pochi giorni furono addirittura i deputati del Parlamento cecoslovacco che, armati di secchi e pennelli, ridiedero al veicolo il gentil colore. In seguito il carro fu spostato dal piedistallo di pietra alto cinque metri su cui faceva bella mostra di sé nel centro della capitale e portato al museo dell'aviazione, dove si può tuttora ammirare.