8 gennaio 2010

Una reggia senza pensieri per sua Maestà


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POTSDAM - Un nome francese, Sans-souci, per la reggia tedesca "rivale" di Versailles. Proprio come tutti i re e gli imperatori, anche Federico II Hohenzollern, detto "il Grande", ha voluto gareggiare in architettura con il palazzo del Re Sole. Ma essendo uno spirito pratico, il re di Prussia, sul trono fra il 1740 e il 1786, ha preferito una bella villa a una costruzione imponente e dedicare le sue attenzioni migliori al parco sontuoso. Sans-Souci è già dal nome rivelatore: senza pensieri, giusto un'abitazione per passare le vacanze al riparo da troppe preoccupazioni. Lussuosa, certo, in fondo sempre di reali si tratta. Ma il palazzo a un piano è spartano rispetto ai vari Schönbrunn o Versailles. È piuttosto una grande villa dove ospitare amici e familiari in un'atmosfera intima e in totale relax e dove dare più importanza al giardino imponente. Oggi la residenza di Federico II è diventata la meta d'attrazione principale di Potsdam, un antico villaggio a pochi chilometri di distanza da Berlino, dove frotte di turisti accorrono per visitare il capolavoro architettonico del Settecento, risparmiato dalle bombe della Seconda guerra mondiale.

La cittadina è entrata nei libri di storia anche per la conferenza del 17 luglio 1945 che decise la suddivisione di Berlino in quattro zone di occupazione. Inoltre, il famoso muro, simbolo della guerra fredda, lambì Potsdam che possiede il "ponte delle spie", usato per scambi di agenti prigionieri tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Caduto il muro, anche la cittadina è tornata all'antico splendore e il Palazzo ha ripreso vita. Probabilmente ne sarebbe contento proprio Federico II che amava talmente tanto questo posto da trasformarlo da residenza estiva in corte stabile. Lo fece progettare dall'architetto Georg Wenzeslaus Von Knobelsdorff tra il 1745 e il 1747, come luogo di riposo e ozio, ma il disegno e ogni piccolo dettaglio portano lo zampino del re di Prussia, tanto che lo stile viene chiamato Rococò fedriciano. Federico II voleva un palazzo intimo dove vivere e soprattutto dove fosse possibile uscire in giardino da qualsiasi punto. Le porta finestre si aprono tutte sull'immenso spazio verde a gradoni, che, come detto, è la caratteristica della "reggia". Era proprio il parco la passione del re: ha voluto persino un frutteto tropicale, terrazze, serre e agrumeti. Federico II amava passeggiare con i suoi levrieri italiani, suonare il flauto e tessere rapporti con i filosofi illuministi: scrisse opere con il suo amico Voiltaire, suggerì composizioni a Johann Sebastian Bach, che ospitò anche a Sans-Souci. Nonostante Federico II sia passato alla storia come re soldato e fosse sempre in guerra con l'acerrima nemica Maria Teresa d'Asburgo, arciduchessa regnante d'Austria, o come padre della patria per la ristrutturazione politica e sociale della Prussia del tempo, il sovrano preferiva occuparsi di musica, letteratura, arte, sostare nell'amata reggia e occuparsi del suo amato parco. Federico morì qui il 17 agosto 1786, dopo 46 anni di regno e all'età di 74 anni. Volle essere sepolto vicino alle tombe degli adorati cani, in un terreno comune vicino alla loggia del castello. Ma il suo erede, Federico Guglielmo II, ordinò diversamente: la salma finì nella chiesa di Potsdam. Anche se nel 1991, è riuscito a essere riportato a casa dai suoi levrieri che giacciono ancora all'ombra dello splendido gazebo del parco. È il giardino l'attrazione principale di Sans-Souci.

L'ingresso è molto scenografico: dal palazzo si arriva subito ad un primo gradone e da qui comincia una serie di terrazze, larghe e comode, che portano alla tenuta vera e propria. Un impressionante colpo d'occhio su quello che volle il re: i vigneti con piante provenienti da Portogallo, Italia e Francia, oltre che dalla Renania. Non solo uva per Federico II, ma anche tantissimi fichi, banane, peschi, oltre a serre di meloni e agrumi di ogni tipo, per un totale di tremila alberi da frutto. Al centro del parco una lunga e dritta strada di due chilometri e mezzo che collega tutte le fontane, le costruzioni per gli ospiti, il gazebo, le serre e quant'altro. Federico fece erigere numerosi templi ed edifici stravaganti nello stesso stile rococò del palazzo. Come la Casa cinese del te, un padiglione che mischia elementi rococò con influenze orientali. O come la grande fontana con allegorie e statue di marmo rappresentanti Venere, Mercurio, Giove, Marte e Minerva e i quattro elementi della natura. I successori di Federico II ampliarono ulteriormente il parco al punto che oggi ricopre circa 500 ettari di terreno, comprende altri castelli, tra cui quello di Cecilienhof dove si svolse la Conferenza di Potsdam con il presidente Usa Harry Truman, il leader sovietico Stalin e il premier inglese Clement Attlee per decidere il futuro dell'Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Ovviamente il clou del parco è il palazzo vero e proprio, dipinto di giallo, lungo 97 metri e alto 12, ornato da 88 cariatidi, dominato da una cupola verde dove è impresso a lettere dorate il nome della reggia: quasi a ricordare che questo è un luogo di svago, senza pensieri.

L'interno è costituito solo da una dozzina di stanze, e nemmeno tanto sontuose, ma rispecchiano il carattere del sovrano e la sua idea di una villa comoda e pratica. Si respira un'aria familiare, molto intima, passando per sale, tutte con pavimenti e soffitti decorati. Si può facilmente immaginare il re immerso nelle sue appassionate conversazioni di letteratura e filosofia con gli ospiti, magari lo stesso Voltaire, nella biblioteca circolare. Questa è illuminata da finestre alte fino al soffitto, ha un imponente camino e il pavimento a raggiera in legno. Le librerie che costeggiano le pareti sono in legno di cedro e bronzo dorato, ornate da cartigli con stemmi. Interessante è anche la "sala del re" con la scrivania dove Federico passava molto del suo tempo e il letto dove morì. Il clou della reggia tuttavia è la sala dei ricevimenti ispirata al Pantheon di Roma, arricchita da molti quadri del pittore preferito dal re, il francese Antoine Watteau, e decorata con marmi di Carrara. Federico II era un mecenate e un collezionista, ma parecchi dei suoi oggetti d'arte sono finiti in vari musei tedeschi. Rimangono i quadri e statue collocate nella lunga e imponente galleria, forse la zona più lussuosa del palazzo. Ma sicuramente quello che rimane più impresso di Sans Souci sono le alte vetrate che si aprono sul giardino in un panorama mozzafiato: esattamente quello che voleva sua Maestà.

Cinque domande a... Luca Toni


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Luca Toni, campione del mondo e centravanti della nazionale italiana, ha esordito in serie A nel 2000 con il Vicenza, passando poi al Brescia, dove ha giocato al fianco di Roberto Baggio. Nel 2003 si è trasferito a Palermo per mettere a segno 30 gol in 45 gare. Nel 2005 con grande amarezza dei tifosi rosanero ha lasciato la Sicilia per approdare a Firenze. Dopo aver vinto la Coppa del Mondo nel 2006 è stato ingaggiato dal Bayern di Monaco e in Germania ha conquistato la folla diventanto in breve tempo capocannoniere della Bundesliga 2007/2008. È di pochi giorni fa il grande rientro in Italia: nel prosieguo del campionato 2009/2010 il bomber vestirà la maglia della Roma.


Il viaggio più bello che ha fatto?
Tra i tanti viaggi che ho fatto, anche e soprattutto con la squadra e la Nazionale, direi che le Maldive sono un posto davvero speciale per me. Forse perché mi piacciono gli sport acquatici, diving, nuoto e lì è un paradiso. Il mare è meraviglioso, mi comunica una grande sensazione di quiete e di distensione.

Che cosa le hanno lasciato questi luoghi?
Una profonda sensazione di pace. Di solito arrivo alla fine della stagione sempre molto stanco, gli impegni tra coppe, campionato e Nazionale sono sempre molto intensi, stressanti e quello che cerco è la calma, il silenzio, la tranquillità e le Maldive mi comunicano proprio questo: relax.

Il cibo più strano o particolare che ha mangiato?
Sicuramente avrò mangiato cose particolari, soprattutto in Giappone, magari pesci che noi in Europa non conosciamo. Comunque erano molto buoni. Ma se ho mangiato cibi strani preferisco non sapere cosa fossero.

Se dovesse stilare una colonna sonora del posto che l'ha colpita di più, che musica sceglierebbe?
Di solito carico il mio iPod con tutte le canzoni che mi piacciono, quindi non c’è una colonna sonora specifica. Mi piace ascoltare Nek, Ligabue, Vasco, e poi dipende sempre dai momenti, dagli stati d’animo. Ad esempio uno degli artisti stranieri che adoro è Bruce Springsteen.

L'albergo più accogliente dove ha dormito o quello che le è rimasto più impresso?
Devo dire che ho sempre avuto la fortuna di dormire in grandi alberghi, visto il lavoro che faccio, tuttavia ricordo una vacanza in Thailandia. Non ne ricordo il nome, ma l’albergo era di una bellezza incredibile.

Foto C. Mangiarotti per Gossipnews.it

7 gennaio 2010

Koh Samui, elefanti e farfalle sull'isola


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KOH SAMUI - Non solo palme e spiagge. Koh Samui ha un entroterra altrettanto ricco di attrazioni, dai numerosi templi alle cascate e alla fauna locale. Un luogo che sa di Paradiso terrestre, dove il tempo scorre lento e dove la gente è sempre sorridente. Un incanto recentemente squarciato da un incidente aereo che ha portato l'isola thailandese agli onori, in questo caso tristi, delle cronache: un aereo è uscito di pista, schiantandosi contro la torre di controllo, a causa della pioggia e provocando la morte del pilota. Tragedie a parte, è proprio lo scalo aeroportuale il biglietto da visita più originale di Samui: frequentatissimo dai tanti voli giornalieri che lo collegano a Bangkok, è un susseguirsi di giardini, palme, tapis roulant e banchi per il check-in sotto tetti di bambù. Un modo originale e ben integrato con la natura per dare il benvenuto ai visitatori di questo gioiello del golfo della Thailandia.

Per vederlo al meglio basta affittare un motorino e seguire la lunga strada asfaltata che costeggia tutta la sua estensione. Una spiaggia dopo l'altra: da quelle più amate dai turisti, con palme, ristorantini sull'arenile e ombrelloni di paglia per riposarsi, a quelle più tranquille, riservate magari ai vari resort dell'isola, spettacolari nel loro silenzio, con i cani che passeggiano sulla riva e i massaggiatori pronti ad offrire un relax al meglio della tradizione thai. Comunque sia, da fare attenzione alle maree che quando si ritirano fanno emergere granchi e rocce. Sicuramamente la spiaggia più frequentata è a Chaweng, piccolo borgo che la notte si trasforma in un chiassoso ritrovo, tra ristoranti, negozi e schiamazzi di mille motorini e auto. Un po' troppo per chi cerca il contatto con la natura. Meglio a Lamai, seconda cittadina dell'isola, anche questa una trafila di negozi e bar illuminati, ma meno caotica di Chaweng e dall'aria più hippy, senza contare che la spiaggia è migliore di quella della "rivale".

All'estremità meridionale di Lamai c'è una delle tante attrazioni naturali: due rocce erose dal mare e dal tempo, chiamate Hin Yai e Hin Ta, ovvero grande padre e grande madre, che hanno la forma dei genitali maschili e femminili. Abbandonata la costa ricca di bungalow in legno, villaggi e mercatini di spettacolari frutti tropicali, l'interno di Koh Samui merita alcune escursioni. Al nord, c'è il tempio del Buddha gigante, Wat Phra Yai, con una statua di quindici metri, posto su un isolotto a cui ci può arrivare tramite un ponte sospeso. Senza contare i numerosi templi, buddisti ma anche induisti, sparsi per l'isola, come il il Wat Khunaram, che conserva la mummia di un monaco morto oltre venti anni fa durante la meditazione. Più gioioso è invece Laem Sor Pagoda, una pagoda d'oro che sprizza bagliori lucenti nel cielo. Ma è a contatto con la natura che a Samui si fanno le esperienze più interessanti. Come con le monumentali cascate Namtok Na Mueang.

Fanno un doppio salto e ci si può arrivare a piedi, tramite una gita nella giungla, tra fiori di mille colori, le immancabili palme da cocco e altissime piante lussureggianti, o meglio ancora a dorso di elefante, un passaggio estremamente comodo e divertente, soprattutto quando il "guidatore" invita pochi e selezionati "ospiti" a mettersi direttamente sul collo, dietro le orecchie, dell'elefante. Altre cascate, meno spettacolari e più pratiche da raggiungere, visto che si può farlo anche in auto, sono le Namtok Hin Lat. Qui, nel laghetto sottostante al salto dell'acqua, ci si rinfresca con un piacevole bagno tra i rumori della natura incontaminata. Samui è il regno degli animali: non solo elefanti, ma anche scimmie e serpenti, con cui temerari locali fanno uno spettacolo per i turisti. E poi l'acquario con i pesci locali, il mini zoo, triste peraltro, con le tigri, ma soprattutto il "giardino delle farfalle". Un'enorme serra dove vivono centinaia di farfalle di ogni forma, tinta e dimensione, che si avvicinano ai visitatori e si lasciano fotografare nella loro maestosità o svolazzano sopra le loro teste. Sono proprio le farfalle e gli elefanti, insieme all'ospitalità della gente e alla tranquillità isolana, a lasciare un ricordo speciale di Samui.

Come arrivare
Dall'Italia è possibile arrivare a Bangkok con un volo diretto Thai Airways da Roma e Milano. Da Bangkok si può effettuare un volo interno fino a Koh Samui o in alternativa arrivarci via terra. In questo caso bisogna scendere fino a Don Sak, dove partono i traghetti per l'isola. La cittadina si trova a una sessantina di chilometri a est di Muang Surat Thani, circa 700 km a sud della capitale.

Diari di viaggio, Magalli: le mie luci a New York


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Quella di essere un grande viaggiatore è una caratteristica poco nota di Giancarlo Magalli (nella foto con Adriana Volpe). E in effetti il Giancarlo nazionale è più famoso com uomo di spettacolo, anche dietro le quinte. Ha scritto infatti molto per il teatro e il cabaret e tra le sue opere si ricordano "Romoleide" e, in collaborazione con Pippo Franco, le commedie: "Il naso fuori casa", "Belli si nasce" ed "È stato un piacere", nelle quali ha anche recitato come coprotagonista. Come sceneggiatore cinematografico ha, tra gli altri, scritto i film: "La gatta da pelare", "Due strani papà", "L'incarico (The Assignment)" e "Yougottabekidding". È inoltre autore di molte trasmissioni televisive, a partire dal famoso "Non Stop", "Patatrac", "Pronto Raffaella", "Pronto, chi gioca?". Sono anche suoi i programmi: "Sotto le stelle", "Galassia 2", "Lady magic" e "Tutto compreso". Il conduttore ha tanti hobby, come quello dei computer e della tecnologia. Attualmente è tornato al timone di "I fatti vostri", la storica trasmissione di Michele Guardì su Raidue, tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle 11:00 alle 13:00.

"Non ho un viaggio del cuore in particolare, dato che mi piace partire spesso. In alcuni luoghi vorrei ritornare, altri invece non mi attirano, come il Sudamerica, dove non sono mai stato. Amo molto gli Stati Uniti, li ho visitati almeno un'ottantina di volte, sono quaranta anni che ci vado almeno una volta l'anno. Soprattutto a New York, dove ho anche una casa. E' una metropoli che cambia in continuazione e ti affascina sempre, c'è qualcosa di nuovo da vedere ogni volta anche se uno la conosce. La prima volta si fa il turista e si visitano i soliti monumenti come la Statua della Libertà o l'Empire State Building; la seconda cominci a notare altre attrazioni. Ad esempio, quest'estate sono stato per la prima volta alla "Morgan Library", un posto di cui i turisti non sanno nemmeno l'esistenza, anzi a volte non lo sanno neppure i newyorkesi. E' una città talmente effervescente che c'è sempre una mostra o
una manifestazione diversa ogni volta che uno ci mette piede.

In questi anni l'ho vista cambiare: ci sono ristoranti e boutique che chiudono e altri che aprono, magari diventano trendy per un periodo e poi ne nascono altri. Attualmente il quartiere più alla moda è il "Meat Packing District", con le casette a schiera dei primi del secolo e i vecchi magazzini della carne. Anche se io trovo ancora molto vivo e interessante Soho. Ovviamente di tutte le volte che sono stato a NY quella che mi ha colpito di più è stata dopo l'11 settembre 2001. C'era un clima di mestizia, con i locali deserti, nessuno che faceva la coda nei ristoranti o nei negozi. E' stato triste, ma il sindaco dell'epoca Giuliani è stato bravo a risollevare la città. Anche se "Ground Zero" è rimasto un luogo spettrale e demoralizzante: ancora non ci hanno costruito niente, nonostante i progetti, e credo che ci vorrà molto tempo prima che rinasca".