30 gennaio 2010

Vancouver accende la fiaccola


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VANCOUVER – Nel 2009 il centro studi del settimanale britannico The Economist l'aveva definita città più vivibile del pianeta, ora sotto i suoi grattacieli sta per accendersi la fiaccola delle ventunesime Olimpiadi e dei decimi Giochi paralimpici invernali. Non c'è dubbio che Vancouver, capitale della Columbia Britannica, nell'estremo ovest canadese, stia ponendosi sempre più al centro dell'attenzione mondiale, nonostante una posizione alquanto remota. Eppure è davvero una città tutta da scoprire, così come i dintorni. Vancouver sorge sul mare e conta poco più di seicentomila abitanti, che però passano i due milioni con la contea. Una città che fa rima con diversificazione, vera figlia del melting pot canadese. Non solo le razze, ma anche le parlate sono infatti le più varie: nonostante la Columbia Britannica sia nella parte anglofona del Canada, il 52% degli abitanti di Vancouver ha una lingua d'origine diversa da quella di sua maestà. Per conoscerla meglio, occhi puntati dunque al 12 febbraio e al 12 marzo, giorni di avvio dei Giochi olimpici e delle Paralimpiadi.


Il nome lo deve a George Vancouver, capitano della marina britannica nel XVIII Secolo e primo esploratore di queste coste. Si tratta sicuramente di una città commerciale: uno dei maggiori porti dell'Oceano Pacifico e terzo polo cinematografico del Nord America, dopo Los Angeles e New York, questo grande centro dell'estremo ovest è diventato col tempo una delle capitali di servizi del Canada. Oggi i vancouverites, come si chiamano da queste parti, possono godersi non solo una città davvero all'avanguardia per bellezze urbane, servizi e quantità di verde pubblico, ma anche uno spettacolare paesaggio circostante tra le profonde insenature, dove le Montagne Rocciose canadesi digradano verso il mare. Gay friendly come poche, la città canadese vanta inoltre strutture di accoglienza ed eventi all'avanguardia per le coppie e i single omosessuali. Il cuore di Vancouver può essere considerato Stanley Park, polmone verde di 400 ettari percorso da sentieri e vialetti in cui fanno bella mostra anche gli elementi culturali delle popolazioni originarie dell'area, come i totem dei nativi Salish e Nootkan. Nel parco si trova anche l'acquario cittadino, il più grande del Canada. Il parco si può inoltre percorrere in bicicletta o con particolari carrozzelle trainate da cavalli.

Da non perdere una passeggiata a Robson Street e una sosta in uno dei tipici caffè o per una cena nei ristoranti più trendy. A Granville Island, sul False Creek, invece si può passeggiare nelle strette stradine, visitare gli innumerevoli negozietti e ammirare il più pittoresco mercato della città. Ma da qui si godono anche le migliori vedute della skyline del centro. E a proposito di skyline, vale sicuramente la pena fare un salto in cima al Vancouver Lookout, la torre panoramica alta 130 metri da cui si spazia con lo sguardo sulla struttura della città, figlia dell'abbraccio fra acqua e terra. Un altro luogo dove perdere tempo passeggiando e - perché no? - abbandonarsi allo shopping è il quartiere di Gastown, con i suoi mille negozietti tentatori. L'anima multiculturale di Vancouver si può invece apprezzare con una visita al Dr. Sun Yat-Sen Classical Chinese Garden il primo vero giardino tradizionale costruito fuori dalla Cina e intitolato a uno dei padri della Cina postimperiale del Novecento. Il giro culturale della città si completa con la Vancouver Art Gallery che ospita collezioni di arte contemporanea canadese e internazionale, fra cui quella della pittrice locale Emily Carr (1871-1945).

Ma Vancouver è anche e soprattutto la magnificenza dei suoi dintorni. Bastano pochi chilometri infatti per ritrovarsi immersi nella natura selvaggia. Intorno alla città sono presenti più di una decina di parchi provinciali, fra cui il Pinecone Burke, o l'immenso Golden Ears. A Grouse Mountain si possono praticare sci e altri sport invernali, mentre d'estate questa diventa la meta ideale per il trekking e il parapendio. Da non perdere una visita al Refuge for endangered wildlife per vedere da vicino gli orsi grizzly. Un'altra meta imperdibile è il ponte sospeso di Capilano, una passerella immersa nella foresta che fa parte di un percorso... fra le cime degli alberi. E poi, volendo passare qualche giorno fuori città, la gita più suggestiva è quella sulla Vancouver Island, un lungo lembo di terra che protegge la città dall'Oceano Pacifico, mettendola al riparo nello Stretto di Georgia. Proprio all'estremità settentrionale dello stretto, che cambia il nome in Regina Carlotta, presso la cittadina di Port Hardy, è possibile avvistare centinaia di orche. L'osservazione dei delfinidi bianchi e neri si effettua fra maggio e ottobre, ma dà il meglio nel mese di luglio. Oltre alle orche, lungo le coste della Vancouver Island si possono anche incontrare megattere e balene grigie.

25 gennaio 2010

Città estreme: sulla via per Capo Nord


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CAPO NORD - E' la porta per il Polo Nord. Da qui si passa e si staziona prima di raggiungere Capo Nord, a 71° latitudine Nord, il top dell'Europa continentale. Honningsvåg è una cittadina tranquilla, immersa nella luce del sole a mezzanotte, durante l'estate e quando non è offuscato dalle nuvole. Da centro per la pesca a meta turistica, il capoluogo dell'isola di Mageroy si è rifatto il look dopo essere stato distrutto dai bombardamenti nella Seconda guerra mondiale. Il porto, uno dei più importanti del Finnmark, la regione norvegese al confine con la Finlandia, è ancora il cuore nevralgico di Honningsvåg: qui getta l'ancora anche l'Hurtigruten, il mitico postale che fa il giro dei fiordi, qui le navi che solcano il gelido Mar Glaciale fanno rifornimento, qui approda la maggior parte dei turisti diretti a Nordkapp, ovvero l'ultima propaggine di terraferma prima dell'immensità dell'Artico.

A Honningsvåg ci si arriva anche con l'aereo o via terra, essendo collegata da un tunnel sottomarino alla terraferma per circa sei chilometri. Curiosamente dista quasi gli stessi chilometri dal Polo Nord, 2110, e dalla capitale Oslo, 2119. Honningsvåg è ben oltre il Circolo Polare Artico, d'estate non vede mai tramontare il sole e d'inverno per due mesi e mezzo non lo vede sorgere mai. Per questo durante la stagione "calda" si anima di iniziative, concerti e spettacoli. I suoi alberghi si riempiono e i visitatori invadono le sue strade. Dominata dalla chiesa del 1884, unica risparmiata dalla guerra, la città ha una storia antica: i primi abitanti di quest'area risalgono infatti all'8000 a.C. Il mare è stato la principale fonte di cibo per questi prestorici antenati dei norvegesi e la pesca è tuttora una fonte determinante di guadagno, dato che le tempurature dell'acqua del mare sono più miti di quanto ci si possa aspettare a questa latitudine e in gennaio arrivano a una media di -4°C. Al contrario, a soffrire è la flora: tolta qualche specie rarissima artica e superprotetta, gli alberi raramente arrivano ad essere più alti di quattro metri e così i giardini delle villette di Honningsvåg appaiono brulli come tutta la natura circostante.

Dalla città partono le escursioni per Capo Nord, il promontorio roccioso di 307 metri a strapiombo sul mare che è stato chiamato così dall'esploratore inglese Richard Chancellor, nel 1533. Per arrivare a questa ambita meta si attraversa un'interminabile e desolata landa, resa viva solo da alcuni accampamenti lapponi e dalle renne che brucano i pochi cespugli. Alla fine appare una costruzione grigia come tutto quello che lo circonda: è il modernissimo Visitor Centre con un museo, una mostra storica, ristorante-bar e negozio. Fuori c'è l'attrativa più inseguita dai circa 200 mila turisti che visitano NordKapp ogni anno: un'enorme terrazza che dà sul Mar Glaciale Artico e al centro un mappamondo gigante che fa da sfondo abituale per le foto. Se si è fortunati e si riesce a vedere il sole di mezzanotte, l'impatto è eccezionale con tutto il mondo tinto di rosso e rosa. Se invece si trovano le nuvole o, peggio, la pioggia sferzante, non resta che ammirare la forza della natura e il vento gelido che soffia intorno. In qualsiasi condizione meteo, però, lo sguardo si perde, la mente va alle isole Svalbard, le ultime e remote terre prima dell'Artico, e agli esploratori dell'estremo nord come Umberto Nobile. E anche agli orsi bianchi, che lì vivono liberi e padroni, mentre a Honningsvåg sono diventati attrazioni per turisti, impagliati e fintamente aggressivi, pronti a dare il benvenuto nei tanti hotel e ristoranti.