20 dicembre 2009

Speciale Natale in Africa


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Etiopia - Il maggior Paese cristiano d'Africa, confessione copta, festeggia il proprio Natale, noto come Ganna, il 7 gennaio. Le celebrazioni, in alcuni casi, si tengono ancora nelle antiche chiese scavate nella roccia. La notte della vigilia si resta fuori fino all'alba cantando e pregando, mentre la mattina del 7 gennaio si celebra il servizio religioso e si trascorre poi in festa il resto della giornata. Il pranzo natalizio prevede il doro wat a base di pollo, servito sul piatto di pane injera. Nella tradizione copta etiope non è molto radicato lo scambio natalizio di doni, anche se si sta diffondendo ultimamente.


Egitto - Paese musulmano con una presenza cristiana forte, anche qui di confessione copta. E anche qui si festeggia il 7 gennaio, pur se le celebrazioni iniziano a fine novembre. Per quaranta giorni non si mangia carne né latte, l'astinenza finisce il 6 gennaio, giusto in tempo per il giorno dopo quando alle celebrazioni religiose, alcune persino trasmesse dalla tv di Stato, si unisce il pranzo sontuoso con il fatta, piatto tradizionale a base di carne e riso. Da alcuni anni trionfano gli alberi di Natale, solamente artificiali.


Ghana - Ogni occasione è buona per fare festa. Così il Natale si colora di chiese addobbate, musica, processioni e parate per le strade. La gente va a trovare parenti e amici che vivono nei villaggi lontani. Per il pranzo natalizio si usa mangiare riso, pollo, agnello e molta frutta di ogni genere. Nelle famiglie cristiane si fa l'albero, decorando un mango.



Kenya - Le poche chiese cristiane vengono addobbate in stile locale: fiori coloratissimi e alberi di mango trasformati in "abeti" natalizi. Le famiglie festeggiano a pranzo, mentre i bambini girano di casa in casa alla ricerca di doni e dolci. Il piatto che non manca sulle tavole è un arrosto di capra chiamato nyama choma.




Nigeria - Paese dalle mille etnie, qui il Natale si festeggia solo nelle regioni dove sono presenti i cristiani. Tuttavia questi non sono pochi, considerando che nel censimento religioso del 1999 toccavano i 56 milioni, pari al 40% della popolazione totale. La tradizione più radicata rimane il pranzo di famiglia con tutti i parenti.




Sudafrica - Il Natale, nella nazione più meridionale del continente, cade durante le vacanze estive in virtù delle stagioni invertite rispetto all'Europa. Il 25 dicembre diventa così una scusa per fare una gita fuoriporta o per passare una giornata al mare.



Zimbabwe - Per Natale, qui chiamato Kisimusi, i grandi regalano doni ai bambini. Anche qui il pranzo è al centro delle feste: più famiglie di parenti e amici si riuniscono per preparare le pietanze che vanno dal porridge all'arrosto di capra, alle verdure e agli immancabili dolci.

Gerusalemme, spirito e potenza


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GERUSALEMME - Su Gerusalemme sarebbe doveroso scrivere qualcosa di potente, perché questa è la sensazione che si prova, visitandola. E non è necessario compiere un viaggio religioso per sentirsi improvvisamente a contatto con la propria spiritualità. È quasi come camminare in punta di piedi e sussurrare quando non si deve fare rumore. Ci si adegua, semplicemente. Ci si adegua a un luogo che trasuda storia, come tanti, è vero, ma solo Gerusalemme ci obbliga a fare un cammino anche dentro noi stessi. L’ideale sarebbe visitarla da mercoledì a domenica, facendo in modo di trovarsi là nelle giornate di preghiera di musulmani, ebrei e cristiani, cioè venerdì, sabato e domenica, avendo già avuto il tempo di ambientarsi. La città vecchia è di fatto divisa nei quartieri musulmano, cristiano ed ebraico, per cui non sarà difficile decidere come visitarla al meglio.

Le luci di Gerusalemme e i suoni all’interno delle mura sono quasi commoventi. Al tramonto, mentre il cielo diventa rosato, gli ultimi raggi di sole si specchiano sull’oro della Cupola della Roccia - che insieme alla moschea di Al Aqsa domina la spianata delle moschee, o Monte del Tempio - e tutto intorno risuonano i canti dei muezzin dai minareti, che si sovrappongono alle campane delle chiese. Per entrare nella città vecchia si passa attraverso le porte costruite lungo le mura volute da Solimano il Magnifico nel XVI Secolo. La Porta di Damasco conduce dritto al quartiere musulmano, con le sue irresistibili botteghe di spezie e i mercati distribuiti in un immenso e caotico bazar, che si spegne al tramonto, quando improvvisamente le persone e le merci scompaiono e restano solo le luci e le pietre antiche. E come d’incanto sembra che il tempo, i secoli, non fossero mai passati. Al confine col quartiere ebraico si trova, lo ricordiamo, il Monte del Tempio, dove cioè fu edificato il primo tempio ebraico, mille anni prima della nascita di Cristo. La Cupola della Roccia sorge sulla lastra di pietra sacra sia all’Ebraismo che all’Islam. Sacra perché qui sarebbe il punto in cui Abramo stava per uccidere suo figlio Isacco, e sempre qui, secondo la tradizione, Maometto salì al cielo per raggiungere Allah.

Al Monte si accede dal Muro Occidentale, ossia il Muro del Pianto, dove ogni giorno, ma specialmente al sabato, si radunano migliaia di ebrei in preghiera, rigorosamente divisi nei settori maschile e femminile. Una meta di pellegrinaggio molto importante per tutti gli ebrei, dove è necessario osservare rispetto nell’abbigliamento e nel comportamento, come praticamente in tutta la città vecchia. Il cammino lungo le strette vie porta al quartiere cristiano, dove sono custoditi i luoghi santi che ricordano la vita di Gesù. La basilica del Santo Sepolcro è costruita proprio sul luogo in cui sarebbe avvenuto il calvario, quindi dove Cristo è stato crocefisso, e dove è poi morto e risorto. La basilica fu fatta edificare da Elena, la madre dell’imperatore Costantino, 300 anni dopo la morte di Gesù. Appena fuori dalla porta di Jaffa, lasciandosi alle spalle il Muro del Pianto, si raggiunge la Cittadella (Torre di Davide), da cui si può continuare, passeggiando, o prendendo un taxi, fino al Monte degli Ulivi che si trova proprio sulla collina di fronte.

La moderna Gerusalemme invece colpisce per il gran numero di giovani che si radunano la sera nelle vie del centro per vedere gli artisti che si esibiscono in strada, mentre tutto intorno si trovano numerosi ristoranti e bar con spazi all’aperto. Nella città nuova va visitato l’Israel Museum, per conoscere cinquemila anni di storia, e il Santuario del Libro, dove sono custoditi i Rotoli del Mar Morto. Ci si deve spingere invece fuori dal centro per visitare lo Yad Vashem, il museo dell’Olocausto inaugurato nel 2005. Un pellegrinaggio nella storia e nella spiritualità, passa necessariamente anche attraverso altri luoghi santi, come la Basilica della Natività, a Betlemme, nei territori palestinesi. Un autobus conduce da Gerusalemme fino al muro che divide la Cisgiordania da Israele e dopo i controlli dei soldati israeliani si prosegue per Betlemme, ma per arrivarci si deve prendere un taxi palestinese fino alla basilica e alla Piazza della Mangiatoia. Il tragitto non è lungo è offre la possibilità di vedere da vicino le due opposte realtà che convivono nei luoghi più sacri della nostra civiltà: quella degli israeliani e dei palestinesi.