20 dicembre 2009

Speciale Natale in Africa


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Etiopia - Il maggior Paese cristiano d'Africa, confessione copta, festeggia il proprio Natale, noto come Ganna, il 7 gennaio. Le celebrazioni, in alcuni casi, si tengono ancora nelle antiche chiese scavate nella roccia. La notte della vigilia si resta fuori fino all'alba cantando e pregando, mentre la mattina del 7 gennaio si celebra il servizio religioso e si trascorre poi in festa il resto della giornata. Il pranzo natalizio prevede il doro wat a base di pollo, servito sul piatto di pane injera. Nella tradizione copta etiope non è molto radicato lo scambio natalizio di doni, anche se si sta diffondendo ultimamente.


Egitto - Paese musulmano con una presenza cristiana forte, anche qui di confessione copta. E anche qui si festeggia il 7 gennaio, pur se le celebrazioni iniziano a fine novembre. Per quaranta giorni non si mangia carne né latte, l'astinenza finisce il 6 gennaio, giusto in tempo per il giorno dopo quando alle celebrazioni religiose, alcune persino trasmesse dalla tv di Stato, si unisce il pranzo sontuoso con il fatta, piatto tradizionale a base di carne e riso. Da alcuni anni trionfano gli alberi di Natale, solamente artificiali.


Ghana - Ogni occasione è buona per fare festa. Così il Natale si colora di chiese addobbate, musica, processioni e parate per le strade. La gente va a trovare parenti e amici che vivono nei villaggi lontani. Per il pranzo natalizio si usa mangiare riso, pollo, agnello e molta frutta di ogni genere. Nelle famiglie cristiane si fa l'albero, decorando un mango.



Kenya - Le poche chiese cristiane vengono addobbate in stile locale: fiori coloratissimi e alberi di mango trasformati in "abeti" natalizi. Le famiglie festeggiano a pranzo, mentre i bambini girano di casa in casa alla ricerca di doni e dolci. Il piatto che non manca sulle tavole è un arrosto di capra chiamato nyama choma.




Nigeria - Paese dalle mille etnie, qui il Natale si festeggia solo nelle regioni dove sono presenti i cristiani. Tuttavia questi non sono pochi, considerando che nel censimento religioso del 1999 toccavano i 56 milioni, pari al 40% della popolazione totale. La tradizione più radicata rimane il pranzo di famiglia con tutti i parenti.




Sudafrica - Il Natale, nella nazione più meridionale del continente, cade durante le vacanze estive in virtù delle stagioni invertite rispetto all'Europa. Il 25 dicembre diventa così una scusa per fare una gita fuoriporta o per passare una giornata al mare.



Zimbabwe - Per Natale, qui chiamato Kisimusi, i grandi regalano doni ai bambini. Anche qui il pranzo è al centro delle feste: più famiglie di parenti e amici si riuniscono per preparare le pietanze che vanno dal porridge all'arrosto di capra, alle verdure e agli immancabili dolci.

Gerusalemme, spirito e potenza


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GERUSALEMME - Su Gerusalemme sarebbe doveroso scrivere qualcosa di potente, perché questa è la sensazione che si prova, visitandola. E non è necessario compiere un viaggio religioso per sentirsi improvvisamente a contatto con la propria spiritualità. È quasi come camminare in punta di piedi e sussurrare quando non si deve fare rumore. Ci si adegua, semplicemente. Ci si adegua a un luogo che trasuda storia, come tanti, è vero, ma solo Gerusalemme ci obbliga a fare un cammino anche dentro noi stessi. L’ideale sarebbe visitarla da mercoledì a domenica, facendo in modo di trovarsi là nelle giornate di preghiera di musulmani, ebrei e cristiani, cioè venerdì, sabato e domenica, avendo già avuto il tempo di ambientarsi. La città vecchia è di fatto divisa nei quartieri musulmano, cristiano ed ebraico, per cui non sarà difficile decidere come visitarla al meglio.

Le luci di Gerusalemme e i suoni all’interno delle mura sono quasi commoventi. Al tramonto, mentre il cielo diventa rosato, gli ultimi raggi di sole si specchiano sull’oro della Cupola della Roccia - che insieme alla moschea di Al Aqsa domina la spianata delle moschee, o Monte del Tempio - e tutto intorno risuonano i canti dei muezzin dai minareti, che si sovrappongono alle campane delle chiese. Per entrare nella città vecchia si passa attraverso le porte costruite lungo le mura volute da Solimano il Magnifico nel XVI Secolo. La Porta di Damasco conduce dritto al quartiere musulmano, con le sue irresistibili botteghe di spezie e i mercati distribuiti in un immenso e caotico bazar, che si spegne al tramonto, quando improvvisamente le persone e le merci scompaiono e restano solo le luci e le pietre antiche. E come d’incanto sembra che il tempo, i secoli, non fossero mai passati. Al confine col quartiere ebraico si trova, lo ricordiamo, il Monte del Tempio, dove cioè fu edificato il primo tempio ebraico, mille anni prima della nascita di Cristo. La Cupola della Roccia sorge sulla lastra di pietra sacra sia all’Ebraismo che all’Islam. Sacra perché qui sarebbe il punto in cui Abramo stava per uccidere suo figlio Isacco, e sempre qui, secondo la tradizione, Maometto salì al cielo per raggiungere Allah.

Al Monte si accede dal Muro Occidentale, ossia il Muro del Pianto, dove ogni giorno, ma specialmente al sabato, si radunano migliaia di ebrei in preghiera, rigorosamente divisi nei settori maschile e femminile. Una meta di pellegrinaggio molto importante per tutti gli ebrei, dove è necessario osservare rispetto nell’abbigliamento e nel comportamento, come praticamente in tutta la città vecchia. Il cammino lungo le strette vie porta al quartiere cristiano, dove sono custoditi i luoghi santi che ricordano la vita di Gesù. La basilica del Santo Sepolcro è costruita proprio sul luogo in cui sarebbe avvenuto il calvario, quindi dove Cristo è stato crocefisso, e dove è poi morto e risorto. La basilica fu fatta edificare da Elena, la madre dell’imperatore Costantino, 300 anni dopo la morte di Gesù. Appena fuori dalla porta di Jaffa, lasciandosi alle spalle il Muro del Pianto, si raggiunge la Cittadella (Torre di Davide), da cui si può continuare, passeggiando, o prendendo un taxi, fino al Monte degli Ulivi che si trova proprio sulla collina di fronte.

La moderna Gerusalemme invece colpisce per il gran numero di giovani che si radunano la sera nelle vie del centro per vedere gli artisti che si esibiscono in strada, mentre tutto intorno si trovano numerosi ristoranti e bar con spazi all’aperto. Nella città nuova va visitato l’Israel Museum, per conoscere cinquemila anni di storia, e il Santuario del Libro, dove sono custoditi i Rotoli del Mar Morto. Ci si deve spingere invece fuori dal centro per visitare lo Yad Vashem, il museo dell’Olocausto inaugurato nel 2005. Un pellegrinaggio nella storia e nella spiritualità, passa necessariamente anche attraverso altri luoghi santi, come la Basilica della Natività, a Betlemme, nei territori palestinesi. Un autobus conduce da Gerusalemme fino al muro che divide la Cisgiordania da Israele e dopo i controlli dei soldati israeliani si prosegue per Betlemme, ma per arrivarci si deve prendere un taxi palestinese fino alla basilica e alla Piazza della Mangiatoia. Il tragitto non è lungo è offre la possibilità di vedere da vicino le due opposte realtà che convivono nei luoghi più sacri della nostra civiltà: quella degli israeliani e dei palestinesi.

17 dicembre 2009

Speciale Natale in Asia


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Giappone - Terra di contraddizioni e commercio, dove tutto viene trasformato in luci che addobbano le città, anche il Natale non poteva passare inosservato, nonostante qui non sia una festa religiosa. I centri commerciali e i negozi fanno sfoggio di un numero impressionante di Babbi Natale: i giapponesi impazziscono per questo vecchietto vestito di rosso. Lo chiamano Santa Kuroshsu e viene raffigurato con un paio di occhi anche sulla nuca, una particolarità che risale agli dei nipponici. Esiste infatti una divinità, Hoteiosho, che porta i regali ai bambini che si comportano bene e che ha come caratteristica un paio di occhi sulla nuca per controllare meglio il comportamento dei più piccoli. Insomma, i giapponesi hanno reso loro anche Santa Claus. Niente riti religiosi, niente menù speciali, ma tantissimi regali. Tutte le decorazioni natalizie, però, cominciano ad essere rimosse già dal 26 dicembre.


Filippine - Essendo il paese più cristiano dell'Asia, le celebrazioni sono abbondanti e cominciano presto. Al centro c'è la Misa de Gallo, la messa di mezzanotte che può durare fino all'alba. In giro per le città è facile imbattersi in rappresentazioni della Natività e delle peripezie della Sacra Famiglia. I festeggiamenti durano fino all'Epifania. In ogni casa delle Filippine ci sono lanterne di Natale, ossia lampade colorate e decorate. Il piatto che non può mancare è il bibingka, una torta salata di riso e verdura che va bevuto con un te particolare, il salabat.


Cina - Anche qui i cristiani sono una minoranza, ma possono festeggiare il Natale. Le celebrazioni sono esclusivamente nelle grandi città: il presepe latita, anche se una spedizione archeologica nella provincia dello Shaanxi ha rinvenuto una natività in legno risalente all'800 d.C. C'è però un Babbo Natale cinese ed è chiamato Dun Che Lao Ren.



Corea del Sud - Il clou della Festa, molto sentita dai coreani, è la messa di mezzanotte, al termine della quale si battezzano i nuovi fedeli che hanno deciso di abbracciare il cristianesimo. Le città sono animate da una serie di cori tradizionali improvvisati e il pranzo prevede una torta salata a basi di riso, il kimchi, ovvero verdure grigliate con spezie, e carni arrostite. E si scambiano i regali.


India - Le tradizioni cristiane sono mischiate a quelle del paese. Gli alberi di Natale, non essendoci abeti, sono i banani e i manghi, le cui foglie sostituiscono i tralci di pungitopo nella decorazione delle case. La Vigilia per esprimere la gioia della nascita di Gesù si mettono lumini a olio, accesi, in cima ai muri o sui tetti.



Arabia Saudita - L'Islam non riconosce il Natale ma non lo vieta neppure. I festeggiamenti cristiani sono pochissimi e legati solo agli stranieri e si svolgono in maniera privata. In Arabia Saudita non ci sono luci e addobbi natalizi. Tuttavia la reatà mediorientale è estremamente composita e risente dell'influenza di diverse culture, per cui è difficile indicare un modo univoco di festeggiare il Natale in una zona così ricca per etnie e tradizioni.


Armenia - E' tradizionale andare alla badarak, la messa di mezzanotte, durante la quale viene fatta bere ai fedeli acqua benedetta. Prima di Natale è osservata una settimana di astinenza da tutti i cibi di origine animale. Anche i cristiani ortodossi hanno un loro modo di festeggiare il Natale, con particolare attenzione alla sua dimensione più spirituale, trà di essi è infatti usanza benedire una croce e immergerla in acqua. Ogni famiglia preleverà un po' di quest'acqua benedetta e la porterà a casa per berne un sorso prima di mangiare.

Speciale: Natale in Nordamerica


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Canada - Nel rigido inverno canadese, ogni città, ogni comunità e etnia ha il suo modo di festeggiare il Natale. In comune, tutti hanno il cenone, l'albero e Babbo Natale. Un'antica tradizione, risalente a Samuel de Champlain, l'esploratore che fondò la città di Quebec nel 1608, vuole che i festeggiamenti inizino il 25 novembre, giorno di Santa Caterina e festa delle donne single. Gli addobbi natalizi, composti da corone di alloro, luci colorate e l'immancabile abete, decorano tutte le case. I bambini scrivono la letterina a Santa Claus una settimana prima del 25 per chiedere i doni, poi appendono le calze ai camini in modo che Lui possa riempirle di caramelle e cioccolatini. In alcuni paesi esiste anche la tradizione per i bimbi di andare a cantare di casa in casa le canzoni natalizie e come compenso ricevere qualche moneta, dolcetti o qualcosa di caldo da bere, tipo cioccolata. Il pranzo tradizionale ha al centro il tacchino ripieno con contorno di patate e salsa di mirtilli, anche se alcune famiglie usano preparare l'anatra arrosto. A Toronto è tradizione una corsa di Babbi Natale in costume da bagno che sfidano il gelo.

Stati Uniti - Normalmente la sera della Vigilia i bambini cantano in coro per i vicini di casa e per gli amici, bussando alle loro porte e ricevendo in dono dolcetti. Poi, prima di andare a dormire, appendono ai piedi dei loro letti le calze o la federa di un cuscino, dove Santa Claus lascerà i regali. Il pranzo del 25 è dominato dal tacchino ripieno. I festeggiamenti e gli addobbi per le strade normalmente iniziano dopo la festa di Thanksgiving, l'ultimo giovedì di novembre. Da allora ogni città grande e piccola si riempie di luminarie di qualsiasi tipo e di enormi alberi. Il centro delle feste è ovviamente New York. Il Natale nella Grande Mela diventa quasi un affare di Stato con tantissime proposte e tradizioni.

A partire dal Christmas Tree, splendente di stelle Swarovski, eretto al Rockfeller Center, punto focale della metropoli con la sua pista di pattinaggio su ghiaccio. Tutto comincia con la Macy's Thanksgiving Day Parade, la tradzionale parata che parte dalla 77a strada per arrivare alla Seventh Avenue, tra carri colorati, musica delle bande e gonfiabili giganti, tra cui un profano Spider Man. Poi è la volta dell'accensione dell'albero al Rockfeller Center: il primo fu realizzato nel 1930 dagli operai che lavoravano alla costruzione del grattacielo e da allora è diventata l'attrazione principale del Natale newyorkese. Ovviamente tutti i grandi magazzini e i negozi del centro sono illuminati e fanno a gara per mostrare la decorazione più maestosa. Per finire, insuperabile festa di Capodanno a Times Square.

La spettacolare Ball Drop, la grande palla luminosa, verrà innalzata e illuminata sin dalle sei del pomeriggio. Il conto alla rovescia inizierà alle 23.59 quando la New Year’s Ball scenderà lentamente per 60 secondi fino ad indicare l’inizio del nuovo anno allo scoccare della mezzanotte. Ma anche negli altri quartieri si festeggia alla grande. A Brooklyn le case vengono decorate con milioni di luci e pupazzi giganti raffiguranti Santa Claus, angioletti, pupazzi di neve e renne, al punto che sono diventate un'attrazione turistica.

A Staten Island si può partecipare al Candlelight Tour, un'immersione in un villaggio illuminato solo da candele, lampade a olio e focolari per rendere l'atmosfera suggestiva. Nel Bronx, attività per tutta la famiglia, da canzoni Natalizie a recite con bambini, senza farsi mancare lo shopping. Quest'anno, poi, per la prima volta a New York si aprirà al Pier 94 una fiera di artigianato, prodotti artistici e designer. Un'altra tradizione immancabile è il Radio City Christmas Spectacular: fino al 30 dicembre, tra neve e fuochi d'artificio, le celebri Rockettes presentano nuove coreografie per celebrare le festività.

15 dicembre 2009

Speciale Natale Sudamerica


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Brasile - Tantissime tradizioni per questo periodo dell'anno. Il presepe è diffuso nella zona nord-est del paese: a Olinda, cittadina dello Stato di Pernambuco, venne indrotto nel Seicento dal frate francescano Gaspar de Santo Agostinho e da allora è diventao un "must" natalizio. Il presepe è arricchito dalla presenza di alcuni zingari, che secondo la credenza locale vogliono rapire Gesù. E' Papai Noel a portare i regali ai bambini, mentre la messa di mezzanotte è preludio della Ceja de Natal, il pranzo. Nelle città più grandi vengono innalzati enormi alberi con centinai di luci e dovunque ci sono processioni e cortei, che uniscono riti sacri ad altri profani. Gli alberi spuntano ricchi di neve artificiale sulle spiagge con 40 gradi di temperatura, come a Recife.

Spunta anche increbilmente il panettone, portato in dono su slitte e renne di cartongesso. Una delle manifestazioni più famose è quella che si svolge allo stadio Maracanà di Rio De Janeiro, dove le autorità della città danno il benvenuto a Babbo Natale in arrivo sull'elicottero. In un Paese dove ogni scusa è buona per festeggiare, oltre a Natale, i brasiliani aspettano il Capodanno, chiamato passagem de ano o reveillon: è d'obbligo un bagno purificatore nell'oceano, seguendo i riti dell'antica religione candomblè di origine africana.

Argentina - E' la vigilia il giorno più importante. La famiglia si riunisce la sera e si mangia l'asado, carne alla brace, si brinda con panettone e spumante. Fino a pochi anni fa i regali li portavano i Re Magi a gennaio e i bambini lasciavano le scarpe fuori dalla porta di casa insieme ad un po' d'acqua e di erba per rifoccillare i cammelli. Ultimamente anche in Argentina i doni si scambiano a Natale. Buenos Aires comincia a essere illuminata da centinaia di luminarie e alberi artificiali a fine novembre, anche se esplode l'estate e la gente gira in maniche corte.

Bolivia - Il presepe è la tradizione dominante e si trova in tutte le case e le chiese. La notte del 24 ruota attorno alla Misa Del Gallo, al termine della quale le strade vengono cosparse di zucchero. I bambini ricevono i regali all'Epifania e la sera del 5 gennaio le scarpe dei piccoli, con dentro una lettera per i Re Magi, vengono messe fuori dalla porta di casa. Durante la cena natalizia si mangia picana, mais, carne di maiale, pomodori, cipolle, peperoni, zuppe e frutta varia.

Colombia - Tutto inizia l'8 dicembre con l'accensione delle candele. Con l'avvicinarsi del Natale se ne accendono decine in ogni casa e persino ai bordi delle strade. La noche buena, il 24, avviene lo scambio di regali, portati da Gesù Bambino, e si celebra la messa di mezzanotte. Prima di andare a dormire si mangia l'ajiaco, una zuppa di patate, pollo e mandorle, mentre la bevanda tradizionale è il sabjon, un misto alcolico di tequila, uova, latte, vino e whisky.

Cile - I bambini attendono con ansia il Viejo Pascuero, il Babbo Natale in salsa andina. Il cenone inzia alle luci dell'alba del 25, dopo la conclusione della Misa Del Gallo. Il dessert tradizionale è una sorta di pane dolce con frutta e biscotti curiosamente chiamato Pan de Pascua.

Speciale Natale Centroamerica


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Giamaica - Sull'isola delle Antille è la cosiddetta Christmas breeze, la brezza tipicamente decembrina, ad annunciare che si approssimano le feste di fine anno. In questo periodo le strade risuonano dei tamburi che accompagnano i danzatori Jonkunnu, i quali sfilano in costume e maschere e con le loro danze ripercorrono la storia del popolo giamaicano fino alle lontane radici africane. Un altro evento tipicamente natalizio della Giamaica è il Grand Market, una fiera che si svolge in tutta l'isola con stand di vari cibi come le torte di pinda (nome africano per le arachidi) e prodotti artigianali. Per tradizione durante la Vigilia di Natale alcuni mercati sono decorati con striscioni, palloncini e grandi campane e i residenti indossano costumi colorati e cappelli brillanti.

Sulle tavole non manca il tradizionale tacchino natalizio e il saltfish (baccalà) servito con ackee, il frutto nazionale dall’aspetto di una pera di colore arancione i cui spicchi vanno bolliti perché altrimenti sono velenosi. Altre specialità tradizionali natalizie sono l'arrosto di prosciutto, pollo, coda di bue o capretto al curry, accompagnato con yam dolce chiamato yampi. Come dolce natalizio viene servita la torta di frutta jamaicana, preparata con frutta inzuppata di rum e porto. Insostituibili sono anche i goongoo peas, una varietà di piselli dal sapore molto simile alle lenticchie, il breadfruit l’albero del pane servito bollito, arrostito o fritto e il sorrel wine, che è la tradizionale bevanda natalizia, di colore rosso che si ottiene dalle bacche del sorrel, un arbusto molto comune sull’isola.


Messico -I giorni precedenti al Natale sono l'occasione per una simpatica e popolare tradizione: la posada. I riti risalgono alla metà del XVI Secolo e riprendono l'arrivo a Betlemme di Giuseppe e Maria e la loro ricerca di un luogo dove alloggiare. "Dar posada" significa anche ospitare un viandante e nella tradizione natalizia si riferisce inoltre all'abitazione che accoglie i protagonisti della natività. Un corteo segue Giuseppe e Maria, che sono due bambini vestiti appositamente oppure due statue portate dai bimbi, che vanno a chiedere ospitalità in una casa. Prima di arrivare dove saranno accolti, si fermano a chiedere il permesso in altre abitazioni senza esito. In processione sfilano musicisti che suonano strumenti tradizionali, intervallati da preghiere e litanie. Giunti alla casa giusta, il gruppo domanda "posada" con un canto a cui viene risposto dall'interno della casa con un altro coro. Una volta aperta la porta, si prega tutti insieme e la famiglia ospitante offre dolci e bevande. Si chiude il festeggiamento con la famosa "pignatta", una pentola di terracotta o di cartapesta appesa ad una corda che un bambino bendato dovrà rompere colpendola con un bastone. Le pignatte sono piene di frutta, dolci e giocattoli. Questo rito si ripete anche dopo il pranzo del 25.

Costa Rica - Tanta musica anche qui per la Posada, ovvero il periodo di nove giorni che anticipa il Natale. Tamburi e suoni in ogni parte delle città, mentre il presepe, chiamato nascimiento, è al centro delle tradizioni. L'albero si sta diffondendo negli ultimi anni anche grazie alla numerosa comunità tedesca che vive in questo Paese. Il cenone di Natale è molto ricco e ruota intorno all'escabeche, uno sformato di carote, cavoli, peperoni, cipolle, piselli e aceto. Il dolce tradizionale è il navideño. I regali si scambiano a Capodanno, mentre tutto finisce il 6 gennaio con una grande parata di carri e musica.

Cuba - La noche buena, ovvero la Vigilia, è rimasta inosservata per parecchio tempo. Da qualche anno però, da quando lo Stato ha tolto il veto ai riti religiosi, sono tornate le tradizioni di origine contadina. Non mancano addobbi, alberi e presepi, nonostante le temperature calde, e si festeggia a base di banchetti fino all'alba con pietanze ricche di maiale e scorrono litri di birra.



Bahamas - Sotto il sole si festeggia il Junkanoo. Ovvero una festa che trova le origini nel periodo in cui queste isole erano abitate soprattutto da schiavi. Musica locale e tanta allegria che dura fino all'alba per un Natale poco in linea con le tradizioni occidentali.

11 dicembre 2009

Speciale Natale Europa


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Finlandia - È la terra per eccellenza di Babbo Natale, a cominciare dal villaggio dove vive l'uomo dei regali: Rovaniemi. In questo luogo l'atmosfera è romantica e dolce e siamo al Circolo polare artico, nella terrra delle renne e del ghiaccio, nonché nella Lapponia più profonda. Trovarsi qui è il sogno di centinaia di bambini, perchè tutto parla di Natale, dall'esposizione permanente di tutte le tradizioni mondiali legate a questo periodo, come la storia dell'albero, alla fabbrica di giocattoli e all'ufficio postale per le letterine dei bimbi. Babbo Natale vive con Mamma Natale e con i piccoli in una montagna chiamata Korvatunturi sempre in Lapponia. La montagna ha tre orecchie in modo che Santa Claus possa sentire i messaggi di tutti i bambini del mondo, ma l'ingresso è segreto e nessuno sa dove sia. Inoltre in Finlandia c'è una tradizione particolare: all'esterno delle case, insieme al classico abete, viene preparato un alberello più piccolo con tanti semi appetitosi, solo per gli uccellini.

Russia - A San Pietroburgo tutti i Santa Claus si riuniranno in uno speciale G8 dei Babbi Natale. Stavolta non sono i leader dei paesi più importanti del mondo a partecipare all'appuntamento, ma per la notte di Capodanno nella città russa è previsto un vertice che nulla ha da invidiare a quello politico. Fra i Santa Claus che hanno confermato la presenza per rappresentare il loro paese ci saranno quello finlandese, Joulupukki, quello tedesco, Nikolaus, il Santa Claus americano, il giapponese Chotejosho-san e quello italiano accompagnato dalla Befana! A fare gli onori di casa il Babbo russo, Ded Moroz con la nipotina Snegurachka.

Svezia - Qui le feste iniziano con Santa Lucia, il 13 dicembre, per celebrare il giorno più corto dell'anno. A Stoccolma fioccano i mercatini natalizi, come quello antico nella piazza principale della Città Vecchia (Gamla Stan) dove i venditori indossano costumi d'epoca. Tra le tradizoni più curiose, si mette un mazzo di spighe di grano sul davanzale della finestra. Durante il periodo natalizio le case vengono addobbate con decorazioni fatte con paglia, fiori e dolcetti speziati, i pepparkakor. I bambini usano il calendario dell' avvento per contare i giorni fino a Natale e ogni giorno aprono una finestrella. L'albero si addobba il giorno prima di Natale e la sera del 25 dicembre si mangia una minestra di riso, delle polpettine e salsicce. Dopo la cena solitamente ci si riunisce intorno all' albero per cantare. Solo a questo punto arriva Babbo Natale.

Danimarca - Nel Paese della Sirenetta e delle favole, non potevano non esserci tante tradizioni legate al Natale. Si comincia con l'avvento, quando i bambini si trasformano in folletti e fanno piccoli scherzi in casa. La vigilia si trascorre in famiglia ed è in questo giorno che si addobba l'albero con bandierine danesi. Il pranzo prevede oca arrosto con cavoli, patate scure e come dessert riso alle mandorle, dove si nasconde una mandorla intera. A trovarla è normalmente il bimbo più piccolo e riceverà un bel dono. I bimbi vengono vestiti come folletti con un cappello a punta e aspettando Julemann, ovvero Babbo Natale. Dopo cena si balla intorno all'albero, si cantano inni natalizi e alla fine si aprono i regali. In Danimarca vengono presentati tradizionalmente alcuni prodotti per celebrare il Natale. Ad esempio c'è il piatto di Natale della Bing & Grondahl, in edizione limitata: quest'anno è il numero 104. Nella casa di cristallo della Royal Copenhagen vengono apparecchiate e addobbate tavole natalizie da noti personaggi danesi, ogni anno con un tema diverso. Tra le tradizioni anche un'edizione natalizia di una serie di francobolli decorativi usati insieme a nastri colorati e a sigilli di cera per personalizzare le buste dei biglietti d’auguri sin dal 1904. I folletti, poi, non stanno solo nelle case, ma riempiono le vetrine dei negozi, sono sui davanzali delle finestre e sui muri delle abitazioni. Sono i nisser e hanno un look più pratico di Babbo Natale: pantaloni grigi (ma la gonna per la signora nisse), scarpe di legno e un lungo cappello rosso a punta. E sono pure permalosi: se tutto non va per il verso giusto, si comportano male. Per lusingarli i bambini lasciano sul davanzale una ciotola con latte e pappa di riso: se al mattino non si trova più, il nisser è passato. Alcuni dicono di averli visti persino guidare i tram a Natale.

Germania - Tutte le città, grandi e piccole, ospitano i mercatini natalizi tra fiumi di vin brulé. Le case sono addobbate con l'albero e con la corona dell'avvento, mentre per i più piccoli si segue il rituale del calendario dell'avvento con tanti buoni propositi. Le piazze si riempiono di bambini che girano cantando in coro e suonando tamburi e triangoli. Se sono bravi, ricevono qualche moneta, caramelle e fichi secchi. I bimbi, poi, scrivono a Gesù Bambino per chiedere i regali e mettono le loro letterine in una busta, dove è stato steso un sottile strato di colla cosparso di zucchero, in modo che ogni busta brillerà alla luce della luna. La sera della Vigilia la mettono sul davanzale della finestra e aspettano Babbo Natale. Nel sud della Germania si usa spargere grano sul tetto della casa in modo che anche gli uccellini possano gioire del Natale.


Gran Bretagna - E' stato Sant'Agostino di Canterbury a introdurre la tradizione natalizia, quando con i suoi monaci, fu inviato da papa Gregorio Magno a svolgervi la propria missione apostolica, verso la fine del VI secolo. Anche qui è un trionfo per l'albero di Natale. Londra si riempie delle festose luci di multicolori lampadine che addobbano un gigantesco albero allestito per la strada. Sarà Father Christmas, passando per il camino con il sacco dei doni, a portare ai bambini i regali che il giorno dopo li troveranno dentro una calza. In Scozia, invece, si svolge uno dei più bei festival europei. E' il Natale di Edimburgo, che anima i giardini di Princes Street della città scozzese dal 22 novembre al 6 gennaio. Tra i momenti più attesi la notte in cui si accendono le illuminazioni natalizie, non manca ovviamente il tradizionale mercato natalizio ma ci sono anche tante sorprese come la corsa scozzese dei Babbi Natale, la grande ruota di Edimburgo, la pista per pattinaggio su ghiaccio, le renne che "pascolano" nei giardini e il bianco paese delle meraviglie. Non mancano spettacoli, cori natalizi, giochi di luce e incontri particolari come quello con Bjorn, un orso polare animato.

Francia - Oltre ai doni, Babbo Natale porta tanti dolci e frutta da appendere all'albero. Si cucina una torta speciale, a forma di ceppo, per ricordare quello che fu acceso per tenere al caldo Gesù Bambino. Il presepe è al centro di ogni casa, soprattutto in Provenza dove c'è una grande tradizione di questo simbolo natalizio. In questa regione sono composti da statuine in argilla che vengono vestite con costumi realizzati con precisione e realismo nei minimi dettagli. Insieme ai protagonisti principali, vengono rappresentati personaggi legati ai mestieri che si svolgono nella regione. Si chiamano Santoun e a Marsiglia ogni anno c'è una fiera loro dedicata. Nel sud della Francia è diffuso uno speciale pane allo zafferano o all'anice cotto appositamente per le feste natalizie. In alcuni paesi, poi, è tradizione apparecchiare un posto vuoto a tavola per la cena della Vigilia: è dedicato alla Vergine Maria.

Austria - Anche qui sono i mercatini natalizi a farla da padrone durante le feste. Come il Mercato di Gesù Bambino che si svolge nelle strade storiche di Vienna e che trabocca di dolciumi. Nella capitale è diventata consuetudine una passeggiata nel parco il giorno di Natale per distribuire le briciole dei dolci agli uccelli.

Spagna - Il giorno più festeggiato è il 28 dicembre perchè arrivano los Reyes, ovvero i Re Magi. Sfilano per le città a cavallo o sui carri e distribuscono dolci e caramelle. Babbo Natale è meno popolare. Nei presepi, le statuine sono affiancate da quelle di Tio, un tronchetto d'albero che, se scosso, sprigiona dolcetti e quella di Caganer, un porta fortuna natalizio. Nell'isola di Tenerife la sera del 25 dicembre il porto di Santa Cruz fa da spondo al concerto di Natele dell'orchestra sinfonica locale. Migliaia di persone si godono la musica natalizia sotto le stelle, in questo che è diventato un appuntamento classico a due passi dal mare e con un clima speciale.


Repubblica Ceca - Da Praga al più piccolo paesino o villaggio non manca mai il tradizionale mercatino che veste a festa i centri con luci sgargianti, profumi di vaniglia e mandorle tostate, con cori festosi. Si comincia con la festa di San Nicola: è lui che distrubuisce i doni, aiutato da un angelo e da un diavolo, a seconda di come i bambini si siano comportati. Sfilate in maschera animano le città e la più importante è quella di Trebic: qui il santo con la barba bianca e le sue guardie del corpo assiste allo spettacolo di poesie e canti messo in scena dai bambini, che poi lo aiuteranno ad accendere le luci del grande albero. A completare il tutto un presepe con veri animali, mentre scorrono fiumi di medovina, un liquore al miele servito caldo. Sempre a Praga è visitabile il Museo di Ponte Carlo che ospita fino al 10 febbraio il presepe più grande del mondo. A Krumlov, un borgo medievale della Boemia meridionale, si festeggia il 24 dicembre il Natale degli Orsi: adulti e bambini portano doni ai grossi mammiferi che per tradizione abitano il fossato del castello fin dal 1707. In tutta la Repubblica Ceca alla Vigilia si usa mangiare zuppa di pesce o patate seguita da carpa fritta e insalata di patate. La carpa, proveniente dai laghi della Boemia, secondo la tradizione ce la si concedeva una volta sola l'anno in segno di buon auspicio. Una credenza popolare vuole che conservare una squama di carpa sotto il piatto durante la cena della Vigilia garantisca salute e properità per tutto l'anno a venire.

Bielorussia - Il presepe non fa parte delle tradizioni del Natale ortodosso, che viene festeggiato in un'altra data, il sette gennaio. Nelle famiglie, la sera della vigilia non si fa il cenone, ma c'è ugualmente una cena con sette pietanze diverse. Nessuna portata deve essere cucinata con la carne, ma solo con verdure e cereali. Sotto la tovaglia si mette un pò di fieno che il giorno di Natale viene raccolto e portato nella stalla perché protegga gli animali durante tutto l'anno. Sempre nel giorno di Natale i bambini si mascherano da spiriti o animaletti e vanno in giro per le case a fare gli auguri intonando canti che parlano della nascita di Gesù, in cambio ricevono caramelle, dolcetti e anche soldi.



Polonia - Si comincia a festeggiare all'apparire della prima stella in cielo la sera della Vigilia. Per questo la Vigilia è chiamata "Festa della Stella" e sono i bambini a doverne notare il luccichio e a dar inizio alla cena. Prima di iniziare a mangiare si fa circolare tra i presenti una fetta di pane azzimo, chiamata opplatek, raffigurante le immagini della Sacra Famiglia. Ognuno ne prende un pezzetto e una parte viene data anche agli animali che vivono in casa. La tavola viene apparecchiata festosamente, ma sotto la tovaglia è stato messo uno strato di paglia per ricordare che Gesù è nato in una stalla. A tavola vengono lasciati due posti liberi, in caso arrivassero Maria e il Bambino.

Cinque domande a ... Max Giusti


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Conduttore, attore, imitatore, Max Giusti entra nelle case degli italiani tutti i giorni. Durante la settimana con "Affari tuoi", il gioco dei pacchi di RaiUno, e il sabato sera, in versione lustrini e smoking, con "Affari tuoi Speciale Due La Lotteria", il programma abbinato alla Lotteria Italia. Per questo, il simpatico Max ha abbandonato le fiction come "Distretto di polizia" e si è dedicato completamente alla carriera di presentatore. Riguardo il suo primo affacciarsi allo show-biz, egli stesso ha dichiarato che: "La mia carriera di attore ha visto l'alba mentre facevo l'alba all'ex Fellini, un locale del quartiere Testaccio che oggi si chiama Mastroianni. Piacqui e mi proposero di entrare nella compagnia del locale".

Come si prepara per un viaggio?
La prima cosa che faccio è sistemare la mia bella sacchetta delle medicine. Senza non vado da nessuna parte! E poi preparo parecchi soldi: non sono un tipo telematico, non amo le carte di credito, non le userò mai via internet, preferisco i cari vecchi contanti.

Cosa non dimentica mai di mettere in valigia?
Le medicine, ovviamente. In Sudafrica, ad esempio, avevo più repellenti io di chi va in missione. E poi non dimentico mai un paio di scarpe comode.

Il viaggio che ricorda di più e che porta nel cuore?
Proprio il Sudafrica. Ci sono stato recentemente, in viaggio di nozze. E' un posto fantastico e spero che non cambi. Ho voglia già di tornare a visitarlo.

La musica che ascolterebbe per rivivere le emozioni di quel viaggio?
Sicuramente quella africana. Miriam Makeba, ad esempio, era nel mio iPod quando sono partito.

Il cibo più particolare che ha assaggiato?
Gli spaghetti! Sì, proprio la pasta. Vuoi mettere... così morbidi... che non ti rompono i denti! Ho mangiato anche carne di gnu: non è male.

9 dicembre 2009

A Stoccarda tra renne e lebkuchen


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STOCCARDA - Renne ubriache e canterine, befane ridenti e orsi con il berretto rosso che fanno "ciao ciao" con la zampetta. Non sono le visioni dei tanti turisti infreddoliti, ma alcune delle più originali decorazioni degli stand del mercatino natalizio di Stoccarda. Una tradizione tutta nordica che rende la città tedesca una meta divertente e magica per il periodo invernale. Da novembre la città si illumina per un mese di mille luci natalizie, sulla piazza principale vengono allestiti innumerevoli banchi con ogni prelibatezza culinaria, ogni novità in fatto di decorazioni per gli alberi, ogni idea particolare per i regali.

Tra un hot dog fumante, le caldarroste, i lebkuchen (biscotti natalizi speziati), montagne di mandorle tostate e litri e litri di vin brulé, può sembrare la festa del buongustaio. Ma i veri protagonisti sono i pupazzi meccanici sopra il tetto delle casette di legno che ospitano gli oltre 250 stand. E' il trionfo della fantasia: non solo Babbi Natale di ogni foggia, ma anche slitte trainate da cani, renne che cantano,pinguini che salutano. Ogni anno la capitale dello stato federato del Baden Wurttemberg e il suo Weihnachtmarkt, il mercato natalizio tra i più antichi della Germania, sembra un luogo incantato, un mondo dei balocchi per grandi e piccini che qui vengono a cercare l'atmosfera nostalgica delle feste di una volta. Qui si viene a godere il Natale, le sue luci, l'aroma di cannella e vaniglia che si respira per le strade, i concerti dei cori nell'antica corte rinascimentale della Rocca, le facciate a traliccio delle case del centro adornate con angeli, Santa Claus, rami di abete addobbati e palline di ogni dimensione. E' uno scenario fiabesco che trasforma la città in un mondo incantato.


Le casette natalizie occupano una grande zona che va dalla vecchia Rocca alla Schillerplatz e alla Marktplatz: il centro di Stoccarda, a portata di piedi e di occhi dei turisti. Perchè nascosto dagli addobbi si può ammirare anche il vero volto della città tedesca, legata a illustri abitanti come Hegel e Schiller. Il mercatino offre l'occasione per conoscere meglio Stoccarda, spesso associata ai grandi nomi dell'industria, come con le fabbriche della Porsche e della Mercedes-Benz, entrambe dotate ora di museo dell'automobile visitabile. Eppure Stuttgart, in tedesco, ha un immenso spazio verde al centro, dove la gente sfida i rigori dell'inverno andando in bicicletta, i bambini sognano al Wilhelma, il più vasto giardino zoologico e botanico d'Europa con 10 mila animali e piante esotiche, rari esempi di arte del giardinaggio ed architettura in stile moresco.


Inoltre, la città si trova in prossimità della Foresta Nera ed è incastonata tra colline verdi dove si producono vini rinomati e frutta. Sono tante le sfaccettature della città, rasa al suolo dalle bombe della Seconda Guerra Mondiale e perfettamente ricostruita. Il cuore pulsante è la Königstraße, la strada dello shopping e dei caffè, un'oasi pedonale facilmente raggiungibile. Da qui, partono una serie di vie costeggiate da case a graticcio, da piazze dove fare comode soste e dove perdersi senza fretta. Fino ad arrivare all'enorme spiazzo del Castello. Là dove un tempo pascolavano i cavalli del duca Luitolf di Svevia, oggi c'è il castello vecchioche, con il suo pittoresco cortile interno porticato, rispecchia lo splendore della città di residenza.

Le sale del castello accolgono il museo del Württemberg. Basta poi allontanarsi di pochi passi per raggiungere il sontuoso castello nuovo barocco. La piazza del castello al cui centro svetta la colonna alta 30 metri è il punto d’incontro più usato dagli abitanti. Stoccarda si offre anche come un vivace centro dai molteplici interessi, con innumerevoli musei, con il mercato coperto ortofrutticolo in stile liberty, con il quartiere residenziale Weißenhofsiedlung dotato di costruzioni caratteristiche, con la Zahnradbahn Stuttgart, un servizio di tram a cremagliera, alimentato ad elettricità, che trasporta da Marienplatz fino al distretto di Degerloch, unico tram urbano di questo tipo della Germania. Il tutto la rende una città molto accogliente in qualsiasi stagione, anche se sotto Natale con il suo mercatino illuminato, è davvero speciale e unica

Gioielli di frutta e pentole magiche: ecco il Natale in Svizzera


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Il Natale in terra elvetica non è solo una tradizione legata al mercatino o alle figure classiche della festa. In Svizzera, e in particolare in alcune città, le tradizioni si confondono in una serie di iniziative del tutto singolari. Dalla corsa dei babbi natale a Samnaun nei Grigioni, fino alla passeggiata storica con il "Signore del tempo" che regola gli orologi a Berna. E così di città in città e dopo un idromassaggio sopra i tetti di Berna, si può viaggiare fino a Locarno per concedersi un tuffo nei colorati gioielli di frutta dell'artista ticinese Agnese Z'graggen, fino ad arrivare alla festa dell'Escalade a Ginevra. Quello che vi proponiamo è un giro tra le città svizzere con le feste più o meno tradizionali.

GINEVRA - La festa dell’Escalade
Da 400 anni gli abitanti di Ginevra festeggiano il 12 e 13 dicembre, con la ricorrenza dell'Escalade, una giornata, o meglio nottata, commemorativa per la respinta dell'esercito della Savoia che nel 1602 tentò di scalare le mura della città. Si narra che nel dicembre del 1602 i soldati savoiardi attaccarono la città, il duca di Savoia tentava di riconquistare i possedimenti ginevrini che aveva perso nelle battaglie precedenti. Il combattimento fu duro, ma gli abitanti della città la difesero con coraggio ed eroismo. Fu così che durante gli aspri combattimenti una donna la Mère Royaume, salì sulle mura e riversò l'intero contenuto della sua pentola sulla testa di un savoiardo, fermando così l'assedio. Dall'anno successivo i ginevrini ricordano la vittoria festeggiandola con un corteo commemorativo, in cui i partecipanti, illuminati dalla luce di fiaccole e vestiti con costumi d'epoca, attraversano il centro storico che si snoda lungo entrambe le sponde del Rodano. La fabbrica di cioccolato Stettler, da la possibilità ai visitatori di creare una marmite de l'Escalade con l'aiuto di un maître-chocolatier.
Svizzera Turismo Consiglia: Hotel Beau Rivage*****S

BERNA - Idromassaggio sui tetti della città
Il piacere dell'idromassaggio privato negli attici in alto sopra i tetti di Berna vi offrirà un'esperienza davvero frizzante: in una vasca idromassaggio da vip si potrà gustare la leggendaria cultura del benessere del Kongress und Kursaal di Berna e rilassarsi completamente sorseggiando un calice di prosecco. Basterà premere un tasto per chiamare il maggiordomo privato che, con discrezione, esaudirà desideri speciali. Coccolati dall'accappatoio riscaldato, potrete liberare la mente e concludere piacevolmente la serata. L’idromassaggio è prenotabile presso Hotel Allegro: 4* Superiore: Business-Hotel innovativo, accogliente, centrale, con vista unica. Archittettura particolare con grande atrio. Annesso al Kursaal Bern/congressi per 2-1500 persone, 3 ristoranti, Grand Casinò, nuove sale per congressi e banchetti, suites e camere deluxe con vista spettacolare. Gratuito: wellness, biciclette. Per prenotare clicca qui

A spasso con il signore del tempo
È considerato l'uomo più importante di Berna, dal momento che tutti gli orologi della città si inchinano a lui: è il signore che regola l'orologio della torre campanaria. Giorno dopo giorno, durante il suo giro, carica manualmente l'orologio medievale della Zytglogge, la torre simbolo di Berna. Chi vuole, potrà accompagnarlo nel suo giro non soltanto imparando molti aspetti interessanti sulla storia della misurazione del tempo e del simbolo di Berna, ma dando anche una mano per le operazioni di caricamento. Lo Zytglogge si trova nella Torre dell'Orologio che fu la prima porta occidentale della città (1191-1256). Oggi costituisce una delle mete turistiche più belle e importanti di Berna. Nel 1530 furono creati l'Orologio astronomico e la sfilata di statue e figure allegoriche e animali. La Torre dell'Orologio assolveva la funzione di orologio principale della città e rappresentava pertanto l'orario di riferimento a Berna.
Svizzera Turismo consiglia: Hotel Innere Enge****S

LOCARNO, i gioielli di una notte
Sono colorati, sono diversi e... si possono mangiare. I gioielli dell'artista ticinese Agnese Z'graggen sono tanto straordinari quanto commestibili. Perché sono fatti di verdura. I food artist amatoriali hanno la possibilità di copiarla. Sotto la guida dell'artista creerete il vostro collier di verdura o tutto ciò che desiderate. Magari un gioiello per un regalo davvero sorprendente, dalla vita breve, ma che verrà ricordato a lungo. Gioielli di una notte è un’espressione artistica in cui cibo e creatività si fondono in un elogio alla natura, al suo mutare, al suo nascere e morire. "Questa rappresentazione nasce dal mio desiderio di comunicare, attraverso un oggetto artistico, il legame e la gratitudine che provo nei confronti della natura in relazione al mio vissuto. Quasi una forma di meditazione rivolta alla natura, alla sua intensità, alla sua bellezza", ha detto l'artista. "Nasce da qui - prosegue Agnese Z'graggen - l’idea di creare un oggetto pensato come un gioiello, creato a partire da prodotti della natura verdure di stagione, fiori e frutta. Una volta creato, l’oggetto attraverserà un processo naturale di mutamento, seguendo il proprio decorso, creando nuove forme espressive fino a ritornare al luogo d’origine: la terra”.
Svizzera Turismo consiglia: Hotel Garni Millenium 3stelle

FRIBORGO, Scalpellino per un giorno
Il luogo è perfetto: nel cuore della città vecchia di Friborgo si trova l'atelier di Le Bûcher, dove mani abili lavorano la fragile arenaria per creare opere d'arte come avveniva nel Medioevo. Chi lo desidera, potrà cimentarsi con la tradizione della scultura e, frequentando i corsi che si svolgono regolarmente, imparare a maneggiare martello e scalpello. E riflettere anche un pochino su quanto ci sia voluto per costruire la Cattedrale di St. Nicolas.
Svizzera Turismo consiglia: Romantik Hotel du Sauvage

18 novembre 2009

Cinque domande a... Senit


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Bolognese di origine eritrea, Senhit Zadik Zadik, in arte solo Senit, è grafico pubblicitario e calciatrice dilettante, ma ha messo tutto in secondo piano per seguire la sua passione per la musica. E' stata protagonista in musical di successo come "Il re Leone", è prodotta dalla celebre azienda delle figurine Panini, ha collaborato con gli Stadio e ha accumulato esperienze lavorative in tutta Europa. Recentemente ha pubblicato il suo terzo cd, "So High".



Come si prepara a un viaggio?
Normalmente NON mi preparo veramente a un viaggio. Tutto dentro di me nasce da una sensazione, da una curiosità di partire alla scoperta di qualcosa di nuovo. La scelta di una meta stravagante di solito nasce dalla mia pura follia... dall'istinto irrazionale. Altre volte invece il tutto nasce dalla curiosità, perchè la meta mi sembra accattivante e non vedo l'ora di scoprire cosa troverò una volta arrivata.

Cosa non dimentica mai di mettere in valigia?
Di solito in valigia metto perlopiù poche cose, l'indispensabile e non posso assultamente dimenticare due cose...l'ipod e un buon libro, il resto mi piace acquistarlo in loco.

Il viaggio che ricorda di più e che porta nel cuore?
Non c'è un viaggio che conservi nel cuore come il più bello di tutti... sono stati tutti belli, stimolanti e pieni di sensazioni. Devo dire comunque che a rendere speciale un viaggio per me è soprattutto la compagnia e non solo la meta, è l'insieme delle due componenti a rendere un viaggio un'esperienza, un'avventura. Onestamente comunque mi reputo fortunata, ho visto posti davvero da favola fino ad ora!

La musica che metterebbe nel suo iPod per rivivere le emozioni di quel viaggio?
Non essendoci un viaggio che eleggerei il migliore della mia vita, non c'è nemmeno una musica in particolare che preferisco sulle altre per rievocarne i ricordi. Certi brani che porto con me spesso mi ricordano vari mometi della mia vita e varie esperienze comprese magari anche alcune fatte durante i miei vaggi, ma non posso proprio dire di avere una colonna sonora diversa per ogni viaggio.

Il cibo più particolare che ha assaggiato?
Visto che sono davvero onnivora ho assaggiato di tutto in tutti i paesi che ho visitato! Il cibo più "strano"che ho mangiato comunque è senz'altro quello assaggiato a Marrakech, in Marocco. Strano ma buono!!

Destinazioni fredde


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L’autunno si preannuncia freddo in casa Lonely Planet. Di un freddo polare. Tra le guide in programma tra ottobre e novembre 2009 spiccano, infatti, quelle dedicate ad alcuni tra i luoghi più freddi e affascinanti del Pianeta: Alaska, (prima edizione), Finlandia, Svezia Estonia, Lettonia, Lituania e i Paesi attraversati dalla Transiberiana. Come da tradizione di Lonely Planet, di cui la casa editrice torinese EDT è il principale partner mondiale, le guide delle destinazioni fredde si distinguono per la quantità e l’accuratezza delle indicazioni e dei consigli forniti, grazie ai quali, nel caso dell’Alaska, risulterà semplicissimo prenotare una crociera per ammirare da vicino lo spettacolo dei ghiacciai che si spaccano.

Per quanto impressionante, non sarà quella l’unica esperienza capace di far venire la pelle d’oca. A coloro che si avventureranno a Barrow, nell’estremo Nord dello Stato più a Nord degli Stati Uniti, non sarà difficile imbattersi nei cartelli “Pericolo: Orsi Polari !”, se non negli orsi polari “in persona”. Suggestioni diverse, ma forti allo stesso modo, proverà chi sceglierà una guida Lonely Planet per visitare la Scandinavia. Ammirata l’aurora boreale in Lapponia, appuntamento naturale imperdibile per quanti decidano di iniziare dalla Finlandia, è d’obbligo una visita attenta e curiosa ad Helsinki, e al suo “design district”, il centralissimo quadrilatero costantemente all’avanguardia in fatto di moda e design.

Corrispettivo svedese del “distretto” finlandese è Södermalm, il quartiere di Stoccolma che di certo le fashion victims non mancheranno di visitare. Diverso e variegato il paesaggio nelle tre repubbliche baltiche Estonia, Lettonia e Lituania e delle rispettive capitali. La medievale Tallinn, la Riga art nouveau, la barocca Vilnius non avranno segreti per quanti si faranno guidare da un vademecum dettagliato come la guida Lonely Planet, giunta alla terza edizione italiana.
Infine la Transiberiana, la linea ferroviaria più lunga del mondo. Attraversando l’Asia da un estremo all’altro, quello a bordo della Transiberiana è viaggio che permette di immergersi in una moltitudine inimmaginabile di scenari: le steppe della Mongolia, la Città proibita di Pechino, la Piazza Rossa di Mosca e moltissimo altro. Tutto a portata di mano, basta solo pianificare l’itinerario più vicino ai propri gusti.

Port Elizabeth, incanto sudafricano


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PORT ELIZABETH - La chiamano il cuore dell'Africa del sud. Con 300 giorni l'anno di sole, una media di 26 gradi in estate e inverno, e oltre 40 chilometri di spiaggia, Port Elizabeth, principale città della regione del Nelson Mandela Bay è una vera e propria meraviglia africana. La città che in lingua locale si chiama Xhosa Ibhayi, ospiterà i mondiali di calcio del 2010 ed è uno dei principali porti del Sudafrica. Situata al margine della Baia di Algoa, nella provincia di Eastern Cape, è il punto di arrivo della famosa Garden Route, il percorso scenografico che corre lungo la litoranea N2 fino a città del Capo. La città è in una posizione a dir poco singolare, si trova esattamente al centro tra Città del Capo (800 km a ovest) e Durban (800 km a est).


Fondata nel 1820 dai coloni inglesi è una delle più antiche dell'Africa e i suoi abitanti saranno orgogliosi di dirvi che Port Elizabeth è la città più amichevole del mondo. Meta turistica dei sudafricani, è ancora poco conosciuta in Europa. Tuttavia il turismo sta crescendo rapidamente anche per la bellezza della natura che la circonda e le ottime infrastrutture che il governo locale ha messo a disposizione per lo sviluppo dell'industria turistica. Il suo litorale è ricco di spiagge di sabbia dorata, numerosi coralli e onde perfette per i surfisti. Sarà per questo che Port Elizabeth è considerata la capitale degli sport acquatici: dallo snorkeling alle immersioni. Una combinazione perfetta, insomma.

Dalle acque tranquille della barriera corallina fino alle altissime onde cavalcate dagli amanti delle tavole. Ce ne è per tutti i gusti, come pure il lasciarsi cullare sul mare blu cobalto a bordo delle numerose barche a vela che punteggiano la costa. Se poi ci si stanca di tanto far niente, si può sempre prenotare una crociera per l'avvistamento degli animali marini: delfini, balene, pinguini e i timidi squali bianchi che sembrano sfuggire alla vista nascondendosi tra le onde. Poco più a sud è possibile esplorare la regione delle navi che sono naufragate e che lì restano, spiaggiate per metà quasi a ricordare la forza del mare che sa essere cattivo quando è in tempesta.

Ma la ricchezza naturale di Port Elizabeth non si ferma alla vita marina o di spiaggia, la regione è un lussureggiante incontro di flora e fauna da mozzare il fiato. Basta uscire dalla città per rendersi conto di essere davvero in Africa. A Saint George's Park o a Settler's Park, è possibile osservare più 140 tipi di uccelli e se si ha fortuna anche il Klipspringer, una specie rarissima di antilope africana. Se volete inoltrarvi oltre potete sempre provare il Big Five (elefanti, leoni, bufali rinoceronti e leopardi). Si tratta di un safari vero e proprio per poter ammirare gli animali più famosi del continente più vecchio del mondo. In città sono molti gli operatori turistici che offrono questo tipo di escursioni.

Chi ama la storia invece può provare Donkin Heritage Trail, un percorso turistico di 5 km, segnalato da cartelli, che collega 47 punti di interesse nella zona del centro storico. Oppure si può ammirare la Riserva Donkin, un piccolo parco cittadino situato sulla collina che domina il centro della città. Vi si trovano un faro del 1861 e il fortino di Fort Frederick, edificato dagli inglesi. Riguardo ai monumenti si può visitare l'Horse Memorial, eretto in onore dei molti cavalli e muli che morirono durante la Seconda guerra boera, fra il 1899 e il 1902 oppure l'Opera House vittoriana, ancora in uso.

Tra gli edifici di interesse storico si posso citare la City Hall in puro stile coloniale (1862) con il suo campanile (1883) e il Feather Market Hall un imponente edificio che include sale da concerti. Lì vicino si può visitare uno dei campanili più antichi del continente eretto in memoria dei primi coloni britannici. Alto 53,5 metri si può "scalare" fino alla Observation Room, da cui il panorama della città appare in tutta la sua bellezza. Da non perdere anche la zona del Boardwalk, con i suoi alberghi moderni, l'acquario e il museo dei rettili.

Emanuele Bosi, nuvole rosse su Tunisi


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Attore di cinema e tv, Emanuele Bosi, romano, 24 anni, ha girato il mondo per lavoro e per passione. Dopo il debutto ad "Incantesimo 9", è stato protagonista di "Ovunque tu sia", fiction Rai che ha riscontrato ottimi ascolti e premi vari, ambientata in Thailandia, e di "La casa sulle nuvole", film ora nelle sale con Adriano Giannini, che si svolge in Marocco. Emanuele è stato anche il protagonista di "Questo piccolo grande amore", la pellicola ispirata alla canzone di Claudio Baglioni. E' testimonial della campagna "Più acqua più vita" per la costruzione di due pozzi di acqua potabile nella Repubblica Dominicana.


Un viaggio che mi è rimasto nel cuore è quello che ho fatto qualche anno fa in Tunisia. Abbiamo girato parecchio, dalle città fino al deserto del Sahara. Era un viaggio organizzato con un pullmino: nelle zone più remote c'è bisogno di una guida locale o di un autista, altrimenti rischi di perderti. Non ci sono strade asfaltate nè indicazioni, che al limite sono, logicamente, solo scritte in arabo. Il nulla per chilometri: qualche pneumatico lasciato a terra che per noi non significa niente, ma per chi conosce il percorso vale come un segnale. Mi sono rimasti impressi molti luoghi davvero magici. Come le montagne granitiche dove sono state scavate alcune caverne: un alveare dove ogni finestra corrisponde a un'abitazione. Si trovano nell'entroterra tunisino, le caverne sono a cinquanta metri d'altezza e sono collegate tra loro con tunnel scavati nella roccia. Hanno le scalette per accedervi: purtroppo non siamo entrati a visitarne una, sono di tribù ancora poco aperte ai turisti. Dentro casa, hanno una sorta di enorme mortaio dove macinano il grano per il couscous e una pressa per sbriciolarlo. Sembra di essere rimasti agli inizi del Novecento.

Un'altra località che mi ha colpito è stato il lago salato, lo chott: una pozza d'acqua con tutto intorno il sale che si accumula. Un paesaggio insolito, quasi lunare. Ma sicuramente quello che lascia senza fiato è il deserto. Lo sguardo si perde e non ci sono punti di riferimento, solo dune. Ho visto anche un'oasi: è surreale, perchè sbuca dal nulla. Ricordo i ragazzi del posto che salivano e scendevano sul fusto delle palme per prendere i datteri che poi ti offrivano: erano velocissimi a scalare la corteccia. Ho anche fatto un giro sul cammello. In Tunisia ho mangiato molto couscous, kebab e ho assaggiato la carne di cammello che non mi è piaciuta perché molto aspra. Un giorno ero affamato e assetato, perché la bottiglietta d'acqua che mi portavo dietro era ormai calda, e quando ho visto un tunisino con una montagna di pane in mano non ho resistito: ho comprato un paio di forme, nonostante le mosche che ci ronzavano sopra e il sole cocente che le aveva abbrustolite, e le ho mangiate. Sono stato malissimo!

Sono stato un incoscente, ma la fame era tanta! Anche nelle città si respira un'aria inquinata: le auto usano ancora la benzina con il piombo e le polveri sottili aggrediscono il respiro e ti fanno pizzicare il naso. A Tunisi ho visto una tempesta di sabbia: erano vere e proprie nuvole rosse, il cielo si era tinto di rosso, tutto era rosso. Mi ricordo che il parabrezza del pullman era completamente ricoperto e per non diventare rosso anch'io mi sono rifugiato in un supermercato. E' stata un'esperienza terribile e bellissima. La Tunisia è un Paese viscerale e primordiale, diverso dal Marocco, dove sono stato per girare il film "La casa sulle nuvole". Ci sono rimasto un mese e se non fosse stato per il lavoro, probabilmente non ci sarei andato. Sono Paesi affascinanti, ma completamente diversi da noi per la mentalità, la cultura e il mangiare e starci per tanto tempo per me è stato duro.

16 novembre 2009

Cinque domande a...Matteo Beccucci


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Matteo Becucci è già l’idolo degli appassionati di musica e di X Factor. Vincitore dell’edizione 2009 del talent show di Rai due, il cantautore toscano (è di Livorno) si sta godendo il successo conquistato attraverso gli schermi televisivi grazie alle sue doti di cantante. Un talento che i suoi fan hanno potuto seguire dal vivo durante l’estate nelle piazze italiane.



Qual è l’ultimo viaggio che ha fatto?
E’ stato nel sud della Francia, con mia moglie. Abbiamo girato molto e abbiamo attraversato il Paese fino alla Borgogna.

Il paese dei sogni, già visitato, o che vorrebbe visitare?
La Toscana, perché c’è tutto, perché è casa mia.

Il viaggio che ricorda di più quello che si porta nel cuore?
L’unico posto dove sono stato e ho detto "qui ci vivrei" è Melbourne, in Australia. E’ una città che mi ha colpito molto perché mi ha dato la sensazione di spazio. Di spazio vitale. Era il 1999.

Un posto che definirebbe musica?
La Sicilia per me è musica. Ci sono stato tre o quattro volte. Amo molto Ragusa Ibla, la vecchia Ragusa insomma. Ero andato per lavoro, negli anni Novanta e poi sono tornato nel 2007 con mia moglie, è davvero una città pazzesca.

Che cosa non manca mai nel suo bagaglio quando parte?
O uno strumento o qualcosa per registrare, che mi serve per ispirarmi. Inoltre ovunque vada, cerco di correre. Faccio jogging e posso correre per chilometri.

Cinque domande...Giovanni Allevi


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E' uno dei pianisti più apprezzati del mondo. Giovanni Allevi non ha certo bisogno di presentazioni. La sua carriera è costellata di grandi successi: dalla pubblicazione di dischi di piano solo come "No Concept" (90 mila copie) a "Joy"(150 mila copie) all’album con l’orchestra sinfonica Evolution (100 mila copie) e il dvd "JOY TOUR 2007" uscito nel novembre 2007. A completare queste pubblicazioni il disco "Allevilive" . Il pianista ha inoltre pubblicato due libri diventati dei best seller: "La musica in testa" (10 edizioni e 65.000 copie vendute in 9 mesi) e “In viaggio con la strega", entrambi per Rizzoli.

Come si prepara a un viaggio?
Cerco di non pensarci, perchè la partenza mi mette l'ansia, soprattutto la preparazione del bagaglio.



Cosa non dimentica mai di mettere in valigia?
Il passaporto, il prodotto per i capelli, il tagliaunghie, jeans e maglietta puliti per il concerto.


Il viaggio che ricorda di più e che porta nel cuore?
Il mio viaggio a Napoli, nel 1990, per fare il mio primo concerto "fuori casa". Vennero a sentirmi solo cinque persone, ma quella sera capii che la musica era la mia vita.



La musica che metterebbe nel suo iPod per rivivere le emozioni di
quel viaggio?
I brani che ho suonato in quel concerto: la Partita di Bach in Do minore, una Polacca di Chopin, alcuni Studi di Scriabine, ed anche il mio Japan.

Il cibo più particolare che ha assaggiato?
Lingue d'oca strappate del Dim Sum cinese, in un ristorante popolare di Hong Kong.

Cinque domande a...Stefano Bettarini


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Da calciatore a protagonista della tv, Stefano Bettarini è cresciuto a pane e calcio a Siena. Proprio dalla città toscana comincia la sua carriera, che lo vede giocare in serie A con il Cagliari, la Fiorentina, il Bologna, il Venezia, la Sampdoria e il Parma. Ex marito di Simona Ventura, protagonista contro il suo volere dei giornali di gossip, approda alla tv come inviato del reality "La Talpa" nel 2005. Da lì, diventa conduttore accanto a Paola Perego in "Buona Domenica", fino ad approdare come concorrente, arrivato alla finale, a "Ballando con le stelle 5". Oggi affianca proprio la ex consorte nel programma "Quelli che il calcio" su Rai 2, di cui è commentatore tecnico.



Quale è il viaggio più bello che ha fatto?
Ne ho fatti parecchi che mi sono rimasti nel cuore, ma sicuramente uno di quelli che ricordo con più piacere è il viaggio a Miami.

Che cosa le hanno lasciato quei luoghi?
Beh.. innanzitutto la solarità, la spensieratezza e il grande amore per il mare.

Il cibo più strano o particolare che hai mangiato?
Il roastbeef con la marmellata! Inizialmente non avevo capito cosa fosse…ma me ne sono accorto subito! Comunque devo ammettere che non è male.

Se dovesse stilare una colonna sonora per questo viaggio, che musica sceglierebbe?
Senza dubbio “Californication” dei Red Hot Chili Peppers.

L'albergo più accogliente dove ha dormito o quello che le è rimasto più impresso?
L’ Hotel Delano, sempre a Miami: stupendo!

13 novembre 2009

Vampiri e vino per Montepulciano


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MONTEPULCIANO - Non solo vino e cibo prelibato, Montepulciano è ormai diventata la terra dei vampiri. Perchè qui hanno girato le scene più importanti di "New Moon": proprio quando Bella salva Edward dal suo proposito suicida e si baciano appassionatamente. Un momento atteso da migliaia di fan in tutto il mondo e dalle centinaia di presenti sul set italiano del seguito di "Twilight". Robert Pattison e Kristen Stewart, gli idoli degli adolescenti, interpretano una sorta di Romeo e Giulietta degli anni Duemila e sullo sfondo della storia d'amore dei loro personaggi si alternano licantropi e vampiri, buoni e cattivi, come in tutte le grandi saghe.

Una famiglia di vampiri abita in Italia: sono i Volturi e nel libro vivono a Volterra, ma per esigenze di set, nel film "New Moon", si trovano a Montepulciano. Così le strade strette e rinascimentali della cittadina toscana sono diventate lo scenario ideale per far muovere Edward, Bella, la sua amica Alice e i crudeli antagonisti. Gli attori dei Volturi, come Dakota Fanning, Daniel Cudmore, Charlie Bewley sono stati accolti da ovazioni dai fan dietro le transenne, mentre Ashley Greene, ovvero Alice, ha avuto l'onere di guidare una Porsche gialla per le strade della città fino alla piazza principale. Ed è proprio Piazza Grande, un salotto bomboniera, a far da scenografia naturale alla scena clou tra Robert e Kristen.


Anche se è stata resa diversa dalla realtà per il copione, con le comparse incappucciate di rosso sulle scale del Duomo, con Pattison in attesa sulla porta del Municipio, con la Kristen che salta dentro una finta fontana di cartongesso sistemata nel centro: alla fine l'aggiunta ha pure donato alla piazza. Montepulciano si è arresa all'invasione dei fan di "Twilight" e ora organizza anche giri della zone appositamente sulle orme dei vampiri. Ma la città delle torri, luogo natale del poeta Angelo Poliziano, è una meta turistica da sempre: i visitatori stranieri non mancano di includerla nei loro viaggi in Toscana, sia per la storia sia per i panorami mozzafiato sulle vallate circonstanti e sia per i prodotti locali, primo tra tutti il "Nobile di Montepulciano", il vino rosso DOCG.


Arroccata tra la Valdichiana e la Val d'Orcia, in provincia di Siena, la città si innalza su un colle a 605 metri sul livello del mare e da qui lo sguardo si perde su una campagna bucolica, ricca di vigneti e uliveti, con le colline cretose e i cipressi che modellano il paesaggio. Abitata sin dall'epoca etrusca, con una posizione d'eccezione lungo la strada che collega la Val d'Orcia a Siena, si è vista più volte ostaggio delle guerre tra fiorentini e senesi. Dal Trecento Montepulciano ha un ruolo attivo nella regione grazie ai suoi mercanti, ai prodotti e agli scambi commerciali, godendo di particolare benessere. Da questo periodo in poi, si comincia a delineare il centro storico, circondato da mura, con interventi di architetti come Antonio da Sangallo il Vecchio e Jacopo Barozzi, detto Vignola, che costruirono sontuose dimore patrizie e splendide chiese.

Piazza Grande, dove si sono svolte le riprese di "New Moon", è il cuore pulsante della città. Ci si arriva percorrendo strade in salita, ricche di botteghe di ogni tipo, di angoli affascinanti e improvvise balconate sulla vallata. Una volta entrati nella piazza è facile rimanere in contemplazione della perfezione geometrica del luogo. Qui ci sono anche alcuni degli edifici più importanti, come il Palazzo Comunale con la Torre rinascimentale. La sua costruzione fu iniziata nella seconda metà del 1300, ma venne finito nel Quattrocento: rivestito in travertino, è di gusto fiorentino, tanto che la facciata, proprio quella dove c'è la porta principale dove si affaccia Edward-Robert, assomiglia a Palazzo Vecchio di Firenze. All'interno del Municipio si trova un cortile con due logge, usato da Pattison come camerino per il set.

A fianco, sull'altro angolo della piazza, c'è il Duomo: nel film sul sagrato si svolge una processione mentre Bella-Kristen corre dal suo amato. La Cattedrale di Santa Assunta, con i suoi scalini e la facciata austera, venne edificata nel tardo Cinquecento, ma fu consacrata solo nel Settecento. Precedentemente c'era un'altra chiesa, risalente all'anno Mille: di questo edificio è rimasta solo la torre campanaria in conci di travertino e laterizi. Anche l'interno del Duomo è spartano ed elegante, con opere d'arte come il "Trittico dell'Assunta" a firma di Taddeo Bartolo e l'altare dei Gigli in terracotta policroma creato da Andrea Della Robbia. Di fronte al Duomo, ci sono l'antico Pozzo dei Grifi e dei Leoni e il Palazzo del Capitano del Popolo, uno degli esempi di arte gotica rimasti a Montepulciano.


Alle spalle della Cattedrale, invece, parte una deliziosa stradina che porta alla Fortezza, circondata da un giardino riposante. Qui, in questo palazzo, dove si sono svolti i casting per le comparse di e si appoggiava la produzione americana, venivano conservati i documenti della città. A Montepulciano si può girovagare scoprendo tantissime bellezze. Dalla via Ricci, storicamente dedicata alle attività artigianali, a Piazza delle Erbe, destinata al mercato, dai molteplici palazzi signorili alle numerose chiese come quella di San Francesco con un portale gotico, quella di Santa Maria dei Servi dove si può ammirare la Madonna con Il Bambino dipinta da Duccio di Boninsegna, a quella di San Bernardo con il relativo convento delle monache. Non mancano in tutta Montepulciano le soste gastronomiche per rifocillarsi, tra ristoranti, osterie e botteghe. Immancabilmente offrono il prodotto più prestigioso della zona, il "Nobile", il vino rosso tanto amato dagli attori che nel film intepretano i vampiri perchè dello stesso colore del sangue.

Lisbona, magia e saudade


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LISBONA – Non è solo la capitale del Portogallo. Lisbona è molto di più. E’ un anima triste piegata su sé stessa, cantata dal fado che risuona tra i viottoli acciottolati. Profuma di storia.
Gli odori del vecchio impero coloniale si dipanano tra la Baixa e quartiere Rossio fino a quello di Alfama, al Castelo, ad Alcantara. Il periodo migliore per visitare la capitale portoghese è senza dubbio in autunno, quando tutto si confonde tra la nebbiolina leggera che avvolge la città e i fumi delle caldarroste che profumano le vie. Il fascino di Lisbona non sono i monumenti ma la città in sé. Passeggiare per le strade e osservare è la cosa migliore da fare. Del resto la sua storia parla chiaro: fondata dai Fenici con il nome di Alis Ubbo e ribattezzata dai romani come Olisippo, da cui poi discese Lissapona e infine Lisboa. Municipio romano nel 45 a.C., fu teatro di conquiste da parte degli Arabi provenienti dal Nord Africa e restò sotto la dominazione araba fino alla riconquista del primo re del Portogallo nel XII secolo. Dalla torre di Belem, partirono numerose spedizioni che diedero vita al grande impero coloniale portoghese alle battaglie in mare con l’impero spagnolo alla conquista e alla scoperta di nuove terre. Da Lisbona partì Pedro Álvares Cabral che ne nell’aprile del 1500, sbarcò sulle coste del Brasile e che in nome della corona portoghese battezzò "Ilha da Vera Cruz". Lisbona è una città romantica, che vive sonnecchiando sul fiume Tago dominato dai sette colli su cui tra gli edifici coloniali si affaccia una statua del Cristo Redentor (simile a quella di Rio De Janiero, ma molto più piccola). Per capire davvero questa città conviene partire dalla parte bassa, per raggiungere a piedi il famoso quartiere di Alfama, cantato sapientemente dai Madredeus. Salendo verso il castello di São Jorge è possibile ammirare un meraviglioso panorama. Scendendo di nuovo potete prendere un tram per il quartiere di Belem e lì visitare il Monastero di Sao Jerónimos, fino alla torre di Belem. Un consiglio solo: lungo la strada tra il monastero e la torre sulla sinistra c’è una pasticceria (Pasteis de Belem) fermatevi a gustare uno dei tanti sublimi dolci alla crema serviti caldi e preparati secondo una ricetta segretissima che i Portoghesi non svelano a nessuno.

Il Castelo de São Jorge: Sorge sopra una collina che domina la città vecchia di Alfama, il quartiere più pittoresco di Lisbona con quella sua atmosfera decadente, unica e bellissima. Fu eretto dai Visigoti nel V Secolo e fu poi fortificato dai Mori nel IX Secolo, i quali vi aggiunsero una cinta muraria lunga 2 km. All'interno delle mura nella Camara Escura, vi è un periscopio girevole che tramite due obiettivi riflette le immagini di Lisbona.
Il Monastero dos Jerónimos: Leggenda vuole che il monastero fu costruito dove esisteva la chiesetta Ermida do Restelo, nella quale i navigatori, trascorrevano in preghiera la notte precedente alla partenza per il viaggio che li portò alla scoperta della rotta per l'India. La costruzione risale al 1502 ed è in stile manuelino. Ospita al suo interno le memorie di Vasco da Gama, Luíz Vaz de Camões, Amália Rodrigues, Fernando Pessoa, solo per citarne alcuni.
La Torre di Belém: E'il punto da dove Vasco da Gama partì alla conquista dell'impero, sulla rotte per l’India. Sorge sulle rive del fiume Tago ed è un monumento in stile manuelino che rievoca le gesta dei grandi esploratori portoghesi.
Altre cose da vedere
Il Cristo Rei: Una riproduzione in tono minore del Cristo Redentore (Rio de Janeiro), eretto come ringraziamento per il mancato coinvolgimento del Portogallo nella seconda guerra mondiale.
Il Giardino Botanico e il nuovissimo ed esaltante quartiere di Expo98.
Le piazze: Marquês de Pombal, Martim Moniz, il Rossio, la Praça do Comércio.

Lisbona, Quello che il turista deve vedere


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Lisbona è la testimonianza più organica e completa di All about Portugal, una serie di pubblicazioni che Fernando Pessoa (1888-1935) intendeva scrivere sulla propria terra. Agile – poco più di cento pagine – ma allo stesso tempo ricca di particolari, la guida della capitale del Portogallo scritta da una delle sue glorie nazionali è una lettura fondamentale. Fondamentale specialmente per chi, tornato a casa, desideri rivivere, amplificandole, le emozioni provate davanti ai merletti di pietra del Mosteiro dos Jerónimos, all’azzurro del Tago, all’imponenza del Carmo e alla vastità della Praça do Comércio.


Attraverso due filtri d’eccezione, come la retina e l’animo di un poeta innamorato del proprio Paese, la visita di “questa meravigliosa Lisbona” inizia dal mare, dal punto in cui si erge, mozzandoci il fiato, la bianca Torre di Belém, capolavoro dell’arte manuelina, e prosegue lungo le vie e i viali che si snodano per i sette colli su cui, come Roma, sorge la città.
“Si estende su sette colli – altrettanti punti di osservazione dai quali si possono godere i panorami più splendidi – il vasto, irregolare e multicolore insieme di edifici che forma Lisbona. Per il viaggiatore che vi giunga dal mare, Lisbona, anche vista in lontananza, sorge come una bella visione di sogno, stagliata contro un cielo azzurro splendente che il sole allieta con il suo oro. E le cupole, i monumenti, gli antichi castelli appena al di sopra dell’insieme di edifici, sono come lontani araldi di quel luogo delizioso, di quella regione benedetta”.

Per quanto Pessoa abbia cercato di illustrare con equilibrio le maggiori attrazioni di Lisbona al turista degli anni Venti – l’opera è stata scritta nel 1925 – nella lettura emergono talvolta indizi delle sue preferenze. Impossibile non notare la quantità di dettagli con i quali descrive il Museo Nazionale di Arte Contemporanea, o le frasi appassionate con cui parla della zona del Chiado. Proprio in quella parte della città, diversi decenni più tardi (1988), sarebbe stata posta la statua bronzea del poeta che, raffigurato su una sedia a gambe accavallate, si confonde tra gli avventori seduti ai tavoli del vicino Café da Brasileira, di cui Pessoa, in vita, fu un frequentatore assiduo.

Per dovere di completezza, l’autore accenna anche ai monumenti che, ai suoi tempi, erano ancora in costruzione. Ad esempio, quello dedicato al Marchese de Pombal, colui che diede un volto nuovo alla Baixa dopo il terremoto disastroso del 1755, e che oggi domina la praça che ne porta il nome dall’alto dei suoi trentasei metri.

12 novembre 2009

L'estate indiana del Nord America


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La chiamano "Estate Indiana". E' un tripudio di colori accesi con le foreste e i boschi incendiati dal rosso, dal giallo, dall'arancione e dall'oro delle foglie d'autunno. E' una caratteristica di tutto il Nord America, dal New England al Vermont, ma è in Canada, nella provincia francese del Quebec che vive il massimo splendore, dove la natura è lasciata libera di celebrarsi. Sono le ultime due settimane di settembre e le prime due di ottobre a regalare questo spettacolo. In Quebec, soprattutto nelle zone di Mauricie, Laurentides e Charlevoix, le immense distese di aceri assumono sfumature calde e suggestive.


E' l'autunno dai colori tipici, in più addolcito da una temperatura mite intorno ai 20 gradi. Per questo si chiama Estate Indiana: questa stagione viene chiamata così sin dal XVIII Secolo in Pennsylvania e in Canada. L'origine dell'espressione viene spesso ricondotta al fatto che i pellerossa, grazie alla clemenza del tempo, si preparavano al letargo invernale, costruivano i rifugi, pensavano al cibo e cambiavanano le tende. Comunque sia, tra settembre ed ottobre il Quebec, già fantastico in ogni periodo dell'anno, diventa ancora più incredibile. I vigneti e i frutteti sono in apoteosi, le oche delle nevi fanno la loro sosta migratoria sulle rive del San Lorenzo, lo sciroppo d'acero viene prodotto nelle sucrerie, gli orsi e i castori diventano facilmente avvistabili nei boschi dorati, le zucche arancioni giacciono sui campi.


Sembra una scenografia da favola, servita dai monti Laurenziane e Appalachi. L'ideale è godersi questo arcobaleno di tinte forti soggiornando in riva ad un lago o nei comodi lodge sparsi nelle foreste del Quebec. Tante le attrazioni: si può fare canoa e kayak lungo i fiumi, equitazione, pesca, bicicletta, prendere una seggiovia e salire sul panorama più alto per avere una visione globale, giocare a golf o semplicemente passeggiare con il naso all'insù perso tra i profumi selvatici. Non mancano le feste e le sagre: dal festival dei miti locali al tradizionale Grand Prix Des Couleurs alla Festa della cacciagione e del vino per i bongustai. Tra le attività più curiose e legate a doppio filo alla natura, di cui si assiste al trionfo, sono una visita alla fattoria dei bisonti per conoscere meglio questi animali nella zona di Mauricie e andar per meleti.


Le mele vengono raccolte proprio in questo periodo nel sud del Quebec, tra Montreal e la frontiera Usa. Spesso le case vinicole offrono degustazioni anche dei loro dolci, di sidri e vini prodotti con mele e uve raccolte in inverno quando i chicchi sono gelati. Sicuramente, però, la curiosità più affascinante è il volo delle oche delle nevi. Tra settembre e ottobre centinaia di questi uccelli migratori si fermano lungo il fiume San Lorenzo per una sosta nel loro viaggio dal Grande Nord alle coste degli Stati Uniti dove sverneranno. Maestosi e superbi, gli stormi a distesa si intersecano con il fogliame vermiglio e giallo delle foreste. Una visione paradisiaca. E se poi si è stanchi di così tanta natura si può sempre fare un salto a Quebec City, deliziosa cittadina dal cuore antico, ancora preservata dalle mura e da stradine dall'atmosfera retrò e tipicamente francese.

India per signorine


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Una cosa va detta subito: l'India per signorine non esiste. L'India è posto per stomaci forti, nervi d’acciaio, convinzione di ferro, menti elastiche, pazienza infinita e robuste, robustissime difese immunitarie. Per chi è "signorina" nella testa, oltre che nell’aspetto, il viaggio in India può essere devastante. Eppure, chi ha visto questo Paese una volta è difficile che non ci ritorni. Magia del subcontinente indiano. Tra chi, pur avendo esperito l’India diverse volte, ha deciso di rifarlo, c’è la giornalista e sceneggiatrice Rosa Matteucci, che ha intrapreso il viaggio con uno scopo preciso: smettere di fumare o, meglio, per farsi abbracciare dalla santona Amma nel tentativo di elevare il suo spirito abbrutito "e così dismettere il sozzo vizio del tabagismo".

Si sa, il fumo è una brutta bestia e chi dice di voler smettere non sempre è convinto fino in fondo. Forse è per questo che il viaggio della Matteucci è disastroso sin dal suo inizio. D’altra parte, non essendo per signorine, l’India non ti accoglie con riguardi e ipocrisie, ma ti viene addosso come una valanga, mostrandosi subito per quello che è: un’orripilante e affascinante "caciara cosmica", dove storpi, lebbrosi, mutilati, templi magnifici, cultori di cinema, missioni salesiane, tacchini e maiali si mischiano a divinità antropomorfe, cavadenti ambulanti, ingegneri informatici, vedove sfuggite al rogo, scimmie, cacche bovine e paioli di riso bollito. Più l’autrice s’inoltra nel Kerala, più la fame, la sete, il caldo e le zanzare si fanno insopportabili e l’esigenza di igiene (nell’accezione più occidentale possibile) stringente.

Il viaggio non ha sortito gli effetti sperati, né è avvenuta la catarsi. L’India e la sua dimensione fuori dal tempo – in India il tempo non è misurabile, "ma è vissuto nella sua dimensione ontologica" – hanno vinto. "India per signorine" non rivela elementi nuovi o sconosciuti del Paese, ma lo ritrae utilizzando un ingrediente poco diffuso: l’onestà (come si fa in pochi giorni ad abituarsi a un posto tanto diverso dal proprio?) e con una invidiabile autoironia. Esilaranti i passi in cui, per dare un’idea di quello che ha davanti agli occhi, la Matteucci azzarda paragoni con paesaggi e usanze più familiari al lettore medio: l’edificio più importante dell’ashram di Amma "sembra l’ala nuova dell’ospedale di Terni"; la festa in onore di Shiva è "una cosa tipo la processione del Corpus Domini a Orvieto, con corteo storico e fiera paesana"; l’Arunachala è una collina non troppo dissimile dal nostro Monte Peglia; e Kanyakumari, l’estrema punta del subcontinente, è "tipo Reggio Calabria da noi".

11 novembre 2009

Kurdistan, l'altro Iraq


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ERBIL – Da lontano la cittadella sulla collina sembra un enorme castello con mura merlate lunghe centinaia di metri. Oggi è quello che resta del primitivo insediamento di Erbil, città che passa per essere il più antico centro umano continuamente abitato. La capitale del Kurdistan iracheno, nota anche come Arbil, o Irbil su alcune mappe, risale all'epoca assira e conta qualcosa come settemila anni di storia. Da queste parti, tanto per restare in argomento, nella battaglia di Arbela, nel 331 avanti Cristo, l'esercito di Alessandro Magno diede il definitivo scossone all'impero persiano, mettendo in fuga le armate di Dario III. Oggi il nucleo storico della cittadella è ancora visitabile, ma è una città morta, abbandonata e in rovina, e ospita solo un paio di famiglie, tanto per la continuità storica, insieme a due musei.

Erbil è oggi la terza città irachena dopo Baghdad e Mosul. Ma è anche il cuore della zona più settentrionale dell'Iraq, facente parte della macroregione del Kurdistan, uno stato inesistente, forte solo della sua popolazione, al momento distribuita fra Turchia, Siria, Iran e lo stesso Iraq. Dopo l'invasione a guida statunitense del 2003, le sorti dei curdi iracheni, precedentemente brutalizzati da Saddam Hussein, è notevolmente migliorata. Non solo alla guida di tutto l'Iraq c'è oggi un presidente di origine curda - Jalal Talabani - ma il Kurdistan iracheno ha anche ottenuto un'autonomia sempre maggiore e gode inoltre di una relativa pace rispetto al resto del Paese ancora dilaniato dalla guerra. Per questa ragione da queste parti la gente non si definisce irachena e l'unica bandiera che si può vedere ovunque è il tricolore curdo con il sole giallo. A guardia di questa tranquillità c'è l'esercito Peshmerga, milizia locale che ha il preciso compito di tenere il terrorismo lontano dalle città e dalle strade di collegamento della regione. Non è sorprendente quindi che persino in questo improbabile angolo di mondo si stia pensando di rivitalizzare il turismo. Visitare oggi il Kurdistan iracheno è un'impresa possibile anche in proprio, con un minimo di accortezza. Il viaggio riserverà più di una piacevole sorpresa, a cominciare dall'accoglienza da parte della gente locale, cortese e curiosa verso i viaggiatori, fino alla bellezza dei paesaggi, sulle montagne che portano alla frontiera con l'Iran.

Le porte d'ingresso a questa regione sono fondamentalmente due: Erbil, raggiungibile in aereo dall'Europa, o il posto di frontiera con la Turchia, prevedendo un avvicinamento via terra. La capitale vanta un animatissimo bazar coperto, dove in alcuni momenti della giornata sembra si sia dato appuntamento l'intero milione di abitanti della città. Fra le sue stradine si trova praticamente di tutto: dal cibo all'abbigliamento tradizionale, alle minuscole botteghe degli orafi. Da visitare in città anche la rovina del minareto pendente sheikh Chooli, risalente all'XI Secolo, il grandioso parco Sami Abdul Raman, che rappresenta una picevole oasi verde e la nuova moschea Jalil Khayat. Lasciata la caotica Erbil, l'itinerario più suggestivo è lungo la cosiddetta Hamilton Road, nota presso i locali anche come Haji Omaran. Qui negli anni Venti del Novecento, l'ingegnere neozelandese Archibald Milne Hamilton aprì per conto dell'esercito britannico un tratto di strada per congiungere i possedimenti della corona in Palestina e quelli in India. E lo fece in un paesaggio spettacolare fra canyon e vette scoscese. Lungo la strada si può ammirare anche la cascata Gali Hali Beg, che forma un salto di una trentina di metri.

Percorrendo la Haji Homaran, la soluzione migliore per alloggiare è fare tappa nella cittadina di Shaqlawa, a un'ora di strada da Erbil. Grande poco più di un villaggio, Shaqlawa sta diventando rapidamente una meta vacanziera per gli stessi iracheni ed è dotata di una buona scelta di hotel e ristoranti. Un altro itinerario percorribile da Erbil, conduce verso sud, a Suleimanya. La seconda città del Kurdistan iracheno è un centro universitario e culturale molto vivo, nonostante la sua giovane età (risale solo al XVIII Secolo). La parte più piacevole sono i suoi splendidi parchi pubblici, come il parco Azadi o quello municipale, o ancora il parco Sarchnar. A nord di Erbil si può arrivare fino alla frontiera con la Turchia, visitando centri più piccoli, come Dohuk e Zakho.